Liberi candidati,libere bancarie

di Paolo Ghezzi - NO

“Powerto the people”, potere alla gente, forza al popolo: cioè,letteralmente, demo-crazia, si cantava quarant'anni fa, quandofiorivano le speranze mentre adesso sbocciano i crac finanziari.Eppure, sul fronte del potere al popolo, ci sono due buone notiziefresche. Una politica, l'altra bancaria.
La buona notizia politica è che uno dei partiti che si presenta alleelezioni del consiglio comunale di Trento, dopo aver fatto le primarieper il candidato sindaco, consente per la prima volta l'autocandidatura(e la candidatura) telematica. Basta andare sul sito di quel partito,cliccare una piccola icona col Nettuno di piazza Duomo, e riempire unmodulo on line che permette di segnalare se stessi o altri comepossibili candidati, per Palazzo Thun o per le circoscrizioni. Mentrealle elezioni politiche sono le segreterie – romane e provinciali – deipartiti, a decidere la lista bloccata dei nomi da votare, qui unacommissione elettorale decide di consultare il popolo prima di stilarel'elenco dei candidati. Una bella provocazione-innovazione democratica.
Secondo motivo di relativo ottimismo: un passo avanti decisivonell'affermazione della democrazia bancaria. D'accordo, le clausole deicontratti finanziari restano oscure e illeggibili, i tassi d'interessegiocano sempre a favore della banca più che del cliente, i costi deiservizi restano troppo alti, ma ecco realizzata, come  d'incanto, lalibertà di sportello, sogno dei correntisti di tutto il mondo.
Uno entra nella filiale di un importante istituto di credito trentino e si trova davanti alla macchinetta sforna-numeri, come alsupermercato: però, a differenza che al supermercato o alle poste,stavolta puoi scegliere da chi farti servire il prosciutto. Nel sensoche puoi scegliere sì il primo sportello che si libera, ma anche ilnumero dello sportello preferito, insomma il cassiere o la cassiera digradimento (pause caffè permettendo).
Da quando è stata introdotta questa straordinaria innovazionedemocratica, la signora Patrizia S., negoziante trentaquattrenne, vasempre dal cassiere magro al numero 4, dieci anni più giovane di lei, eun giorno l'altro lo inviterà a una happy hour a fine orario. Lasignora Lucilla O., settantottenne, attacca micidiali bottoni con labancaria al numero 1, che le sta così simpatica perché le ricorda tantosua nipote Priscilla che studia in Canada. E il dottor Giovanni M., 47anni, funzionario pubblico dell'Apss, una laurea in veterinaria, moglieseparata, amante congelata, tre figli di cui due a carico, due genitorie una badante e mezzo, ha deciso di non praticare più l'anonimo espersonalizzante rito del bancomat. Da quando ci sono i numeri, entrain filiale e sceglie sempre lo sportello 3, prelevando pochissimicontanti ogni volta, non più di 40-50 euro (è strano, ma non è vietato)per avere la scusa di tornare il giorno dopo. Infatti il dottorGiovanni M. è innamorato delle dita della cassiera del numero 3 e tuttisanno quanto siano importanti le dita per una bancaria. Come per lepianiste e le estetiste, sono il loro principale strumento di lavoro. Èvero che c'è la macchinetta contasoldi ma poi, quanto gli porgono lecroccanti eurobanconote sulla mensola dello sportello, il dottorGiovanni M. non controlla mai il conteggio del denaro, ma si dedicasolo all'osservazione del seducente movimento delle lunghe dita, delleunghie curatissime e laccate della cassiera del numero 3. Perché lebancarie, oltretutto, se le possono permettere, le mani belle: adifferenza delle loro colleghe dei supermercati, che devono maneggiareyogurt che perdono, sedani irregolari e pesce odoroso, le signorine delcredito toccano solo fogli fruscianti e colorati pezzi di carta, almassimo qualche lucente moneta. E così le loro dita restano delicate,affusolate, leggere, pur maneggiando quello che antichi teologicristiani ignorantissimi avevano ingiustamente battezzato “sterco deldiavolo”.
E anche se – soprattutto dopo gli ultimi ribassi della Bce – il dottor Giovanni M. continua a guadagnare una miseria, sul suo conto corrente esui suoi Bot, adesso quando entra in banca – ma che banca, che diavolodi banca – aspetta pazientissimo il suo turno per il prelievo agradimento, e non è neppure geloso degli altri che hanno contemplato,prima di lui, il movimento conturbante di quelle dita bancarie chetoccano leggere le banconote che ha richiesto, come un piccolo ballettodi prestidigitazione privata, allo sportello di libera scelta.     

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