Il genio dell'arci-italiano

di Paolo Ghezzi - NO

Dauna quindicina d'anni conosco di vista (ma lo vedo spesso in giro e loascolto volentieri, anche perché di solito parla ad alta voce), unsignore simpatico, non troppo alto, non più giovane (e anzi già nonno),furbo e socievole, sfacciato e ottimista, laborioso e fortunato, che misembra il ritratto perfetto, anzi la potenza al quadrato dell'italianomedio riuscito, perlomeno dell'italiano-medio-centro-

settentrionale-che-ha-fatto-strada-nella-vita e non ci sta a invecchiare immalinconito, anzi se la vuole godere fino in fondo.
Quel signore divertente e divertito, radi capelli e viso perennementeabbronzato, è la quintessenza della salute e del buonumore, metteallegria a guardarlo e a sentirlo, piace alle donne che se ne sentonoadulate e agli uomini che lo avvertono uguale a loro nei vizi e nellevirtù eppur diverso nel suo esserlo al massimo grado e senza il minimocomplesso o senso di colpa, e vorrebbero dunque - vedendolo cosìfelice, soddisfatto di sé e realizzato - imitarlo.
È il campione di quei milioni di italiani intraprendenti che:
sannorimboccarsi le maniche e vanno a caccia del successo con faccia tostagenetica e sesto senso per gli affari e l'arrampicata sociale; si fannoil mazzo da mattina a sera e trovano che le tasse siano sempre troppoalte, per cui le eludono, le dribblano, le evadono e se vedono unfinanziere all'orizzonte gli prude il dito sul grilletto della Colt; lalegge è uguale per tutti ma loro sono un po' più uguali degli altri ehanno sempre degli amici in parlamento che gli cambiano le leggi piùodiose; non sono mica razzisti ma "è meglio che gli arabi - se nonmiliardari - e i negretti se ne stiano a casa loro"; stanno dalla partedei valori, della chiesa e della famiglia ma divorziano volentieri ecorteggiano generosamente le donne degli altri; adorano i soldi ilcalcio le ville e le ragazze con tette grandi cosce lunghe e cervello aprescindere; quando ti parlano sorridono sempre e pensano ad altroperché non hanno tempo da perdere e "io lavoro sedici ore al giorno emi vengono idee anche la notte"; se ricevono una telefonata sulcellulare mentre tu gli stai parlando, ti fanno un gioviale segno conla mano per spiegarti che "ubi maior..." e ti invitano ad aspettare cheabbiano finito; se incontrano una star fanno fuoco e fiamme per avereuna foto ricordo insieme (Mister Di Caprioooooooo, MissMadonnaaaaa...), trovano sempre qualcuno che li fotografi e quando sonoinquadrati dall'obiettivo insieme ai vip fanno il segno di vittoria,strizzano l'occhio o tirano su il pollice dell'ok che fa tanto America;vanno matti per le barzellette, i doppi sensi e le battute lascive cheriscaldano la compagnia; sono intonati, amano la canzone italiana e glievergreen, i night e i balli peccaminosi di una volta; anche nelleriunioni più noiose inventano sempre il guizzo di spirito per farsinotare e quando sono all'estero sono allegri caciaroni e deliziosamentemaleducati come gli scolari in gita; essendo essi stessi il luogocomune dell'italiano casinaro e ruffiano, fanno collezione dei luoghicomuni altrui (i tedeschi kapò, le svedesi bonone, i francesimangiaformaggi, gli americani cowboy); preferiscono la tvnazionalpopolare ai giornali e agli intellettuali che dicono un saccodi bugie e sputano nel piatto dove mangiano; nelle foto di grupposgomitano per non restare in seconda fila e se proprio son costretti astare dietro fanno simpaticamente le corna al vicino davanti; hanno lapassione per le barche grosse e gli orologi d'oro e l'ossessione deigiudici e dei comunisti; quanto più sono potenti, tanto più amano farei vittimisti e gli incompresi (della serie "voi non mi meritate"); sonoadulatori e allupati, melodici e pragmatici, chiacchieroni e invadenti,popolari ed edonisti. Sono gli italiani del business e della nuovapolitica, sono gli italiani del made in Italy, formato esportazione.
Il signore di cui si parlava all'inizio è l'attuale presidente delconsiglio dei ministri: un genio della comunicazione che è statol'unico a capire una verità semplice. Gli italiani erano stufi diessere rappresentati dai vecchi politici ipocriti che dissimulavano laloro irresistibile italianità. A fine secolo, a inizio millennio,avevano bisogno di un super-italiano che non si vergognasse di esserlo:anzi, che non passasse inosservato nei consessi internazionali purrappresentando una potenza industriale in declino; che gliela cantassea quelli lì; che non si facesse mettere i piedi in testa da nessuno, néda una barbosissima regina rosa confetto né da una pallosissimacancelliera amburghese figlia di un pastore luterano e neanche sexy.
La maggioranza degli italiani amano il nostro presidente del consiglioperché è come essi sono e come vorrebbero essere, soprattutto dopovent'anni di lavaggio del cervello nella centrifuga della televisionecommerciale. Il colpo di genio di Esse Bì consiste nell'aver intuitoche questa identificazione archetipica potesse diventare, anzi fossegià, un programma politico, un partito, un prodotto di successo.
Inutile e patetica l'ironia sinistrorsa. E giù il cappello alpresidenteeeeeeeeeee, a questo miracolo nazionale, a questostraordinario arci-italiano che vent'anni fa non si immaginava chepotesse esistere e fra vent'anni ci mancherà.

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