La crociata dei cortili vietati

di Paolo Ghezzi - NO

Anchenelle periferie trentine degli “spiazaròi” ormai incanutiti e pressochéestinti arriva l’onda lunga della crociata neorestauratrice contro lasopravvivenza dei cortili come spazi viventi, contro l’allegra anarchiadel pallone (che rimbalza dove e come vuole, è notorio), contro iresiduali giochi di piazza, in definitiva contro i bambini e iragazzini che diano prova (rumorosa e disordinata, è tipico dell’età)della loro esistenza in luoghi non ad essi dedicati e consegnati econtingentati: il campo di calcio o di volley, il parco giochi, lapalestra, l’oratorio, i salotti delle case per le feste di compleannocon invito colorato elaborato al computer, i giardini pubbliciperfettini con orario d’ingresso, vade retro ai cani, e vialettisimil-svizzeri. 
Nell’estate finita ieri (addio, è stato bello) un giudice di pace diStradella, Oltrepò pavese, ha stabilito che i bambini di un asilo nidonon si avvicinino troppo al recinto del condominio confinante, affinchénon disturbino la quiete degli adulti educatamente rinchiusi nei loroappartamenti, magari a picchiare la moglie ma senza fare troppo rumore.E dovunque, Trento compresa, scoppiano le microguerre di città semprepiù anziane, ingrigite e indispettite, contro le trasgressioni dellaminoranza di “spiazaròi”, a loro volta minoranza dei minorenni semprepiù minoranza demografica, mentre la vita media si allunga allegramenteper far sopravvivere fino a 95 anni persone malate dei terribili morbineurologici della quarta età, che non sanno più dove sono e cosafanno. 
E’ ovvio che il pallone della prima età, rimbalzando, sporca i muri escrosta gli intonaci, ma è ben malinconica una civiltà in cui leautomobili, molto più numerose dei bambini e perfino degli anziani,occupano tutti gli spazi residui intorno alle case. La sacralità dellamacchina fa il paio con il confinamento asettico dell’infanzia:crescete pure ma senza rompere le palle con le vostre pallonate.
La crociata anti-cortili si farà più aspra, temiamo, rispetto alleintemperanze dei figli degli immigrati, abituati a un ben altro vissutodi strada e di piazza.
Fortunatochi, invece, ha avuto la ventura di crescere in èra veterotelevisiva epre-internautica, sperimentando l’oltraggioso senso di libertà digiocare a palla avvelenata nei cortili non ancora conquistati dai Suv,a biglie di vetro sui marciapiedi non ancora tutti asfaltati, allacaccia al maggiolino quando nelle sere di primavera volavano ancora lelucciole e si poteva ascoltare il sussurro delle foglie degli alberi,ai testa a testa in bicicletta giù per via Matteotti che era ancoraperiferia e non era a senso unico eppure ti permetteva - salvandoti lavita - di fare uno sprint epico col tuo compagno di scuola, come sefosse il rettilineo di un velodromo.
Il vento in faccia, il futuro anche, a portata di pedale. Allegro come una pallonata sul muro.

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