La villania(maschia) al potere
Alla fine di una giornata stressante, in cui una corte di giustizia aveva stabilito che non era giusto che Lui avesse uno scudo speciale antiprocessi (Lui sperava invece nell’affermazione del principio orwelliano “tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri”), dopo aver pronunciato frasi oggettivamente eversive dell’ordine costituzionale (“La Corte fa politica”, “Non mi interessa ciò che dice il presidente della Repubblica”), Lui ha pensato di concludere in bellezza maltrattando cafonescamente una signora durante un dibattito tv.
I sessantottini sognavano la Fantasia al potere, Lui incarna ormai la più proterva e sessista Villania.
Per la gioia malcelata di un cerimonioso conduttore, il Vespa, del tutto privo di pungiglione (se non quando può infilzarlo nel sedere di qualche malcapitato di picciol affare) e storicamente accondiscendente al potente, conduttore che ha fatto finta di invitarlo alla calma per poi lasciargli tutto il proscenio in diretta telefonica, Lui si è permesso di dire all’unica donna presente in studio: “Lei è sempre più bella che intelligente”.
Mal gliene incolse, perché la signora in questione - Rosy Bindi - è abituata da almeno due decenni a sentirsi rinfacciare (come se fosse una colpa) di non essere una bellezza da sfilata, di non rispondere né al canone della lolita né a quello della velina né a quello della escort, di essere vagamente mascolina e perfino zitella: e si dà il caso che la signora abbia comunque fatto lunga strada in politica, giungendo a diventare anche ministro della Repubblica (alla sanità) quando i governi si facevano più in base alle competenze che alle apparenze (Prodi era un imbranato coniugato che non reclutava torme di ragazze).
Mal ne incolse, a Lui, perché la signora in questione è dunque resistente (le toscane sono toste e pungenti) e intelligente e gli ha infatti risposto subito di essere una donna che non rientra nelle sue disponibilità.
Mal gliene incolse, perché la battuta di Lui - probabilmente irresistibile per i machisti di destra e per le femmine antifemministe al traino - è stata così stupida, offensiva, arrogante e volgare da suscitare in poche ore un’altra valanga di firme sotto un appello per il rispetto delle donne, che denuncia la concezione veteromaschilista, strumentale, ricattatoria, umiliante dell’altro sesso, espressa da quel non giovane e non bello e non sapiente ma ricchissimo maschio lombardo al potere, che ritiene di poter dire pubblicamente tutte le sconcezze che gli passano per la sua testa privata, a cominciare dall’imperituro slogan “Meno male che Silvio c’è”, per finire con lo sfogo di ieri davanti al suo “Popolo”: “Mi sputtanano”, come se non fosse Lui stesso il Gran Maestro della (S)Puttanopoli italiana.
Ma se la reazione delle donne è stata generalmente solidale (eccezion fatta per le ministre di Lui; solo la Meloni, provenienza An, si è un po’ smarcata) dispiace constatare la totale assenza di reazioni dei maschi presenti in studio.
Certo, una reazione di elementare cavalleria, se non di correttezza politica, non si poteva pretenderla da Angelino Alfano, il cui lodo era stato appena bocciato senza lode, né dal conduttore talmente super partes da non poter prendere le parti di un’ospite insultata, ma i due maschi che Rosy aveva alla sua destra e alla sua sinistra, cioè Riccardo Barenghi e Pierferdinando Casini, che aveva appena lamentato come dal 1994 questo Paese sia prigioniero delle questioni private che il premier trasforma puntualmente in temi pubblici? Zitti, passivi, indifferenti, forse annoiati. Perdoniamo pure Casini, che per aver lungamente amoreggiato (politicamente) con Lui, evidentemente è assuefatto al suo becero stile da caserma, ma il Barenghi? Non è costui l’ex direttore del Manifesto, dunque un compagno abituato a masticare pane e diritti e femminismo? Non è attualmente la “Jena” che morde a destra e a manca sulla “Stampa”? Possibile che non abbia trovato una battuta, una puntura di spillo, un guizzo per ribattere a quella triviale offesa da guitto? Possibile: il che certifica definitivamente nove incontrovertibili verità:
1) la solidarietà non è più una virtù;
2) il soccorso agli aggrediti non è più di moda;
3) la cavalleria l’è morta;
4) la cattiva tivù rimbecillisce;
5) l’ex ultrasinistra ammutolisce;
6) la villania trionfa;
7) il machismo imperversa;
8) ci siamo assuefatti all’impunità della prepotenza;
9) il berlusconismo è una malattia pandemica contro la quale non è stato ancora inventato un efficace vaccino.
I sessantottini sognavano la Fantasia al potere, Lui incarna ormai la più proterva e sessista Villania.
Per la gioia malcelata di un cerimonioso conduttore, il Vespa, del tutto privo di pungiglione (se non quando può infilzarlo nel sedere di qualche malcapitato di picciol affare) e storicamente accondiscendente al potente, conduttore che ha fatto finta di invitarlo alla calma per poi lasciargli tutto il proscenio in diretta telefonica, Lui si è permesso di dire all’unica donna presente in studio: “Lei è sempre più bella che intelligente”.
Mal gliene incolse, perché la signora in questione - Rosy Bindi - è abituata da almeno due decenni a sentirsi rinfacciare (come se fosse una colpa) di non essere una bellezza da sfilata, di non rispondere né al canone della lolita né a quello della velina né a quello della escort, di essere vagamente mascolina e perfino zitella: e si dà il caso che la signora abbia comunque fatto lunga strada in politica, giungendo a diventare anche ministro della Repubblica (alla sanità) quando i governi si facevano più in base alle competenze che alle apparenze (Prodi era un imbranato coniugato che non reclutava torme di ragazze).
Mal ne incolse, a Lui, perché la signora in questione è dunque resistente (le toscane sono toste e pungenti) e intelligente e gli ha infatti risposto subito di essere una donna che non rientra nelle sue disponibilità.
Mal gliene incolse, perché la battuta di Lui - probabilmente irresistibile per i machisti di destra e per le femmine antifemministe al traino - è stata così stupida, offensiva, arrogante e volgare da suscitare in poche ore un’altra valanga di firme sotto un appello per il rispetto delle donne, che denuncia la concezione veteromaschilista, strumentale, ricattatoria, umiliante dell’altro sesso, espressa da quel non giovane e non bello e non sapiente ma ricchissimo maschio lombardo al potere, che ritiene di poter dire pubblicamente tutte le sconcezze che gli passano per la sua testa privata, a cominciare dall’imperituro slogan “Meno male che Silvio c’è”, per finire con lo sfogo di ieri davanti al suo “Popolo”: “Mi sputtanano”, come se non fosse Lui stesso il Gran Maestro della (S)Puttanopoli italiana.
Ma se la reazione delle donne è stata generalmente solidale (eccezion fatta per le ministre di Lui; solo la Meloni, provenienza An, si è un po’ smarcata) dispiace constatare la totale assenza di reazioni dei maschi presenti in studio.
Certo, una reazione di elementare cavalleria, se non di correttezza politica, non si poteva pretenderla da Angelino Alfano, il cui lodo era stato appena bocciato senza lode, né dal conduttore talmente super partes da non poter prendere le parti di un’ospite insultata, ma i due maschi che Rosy aveva alla sua destra e alla sua sinistra, cioè Riccardo Barenghi e Pierferdinando Casini, che aveva appena lamentato come dal 1994 questo Paese sia prigioniero delle questioni private che il premier trasforma puntualmente in temi pubblici? Zitti, passivi, indifferenti, forse annoiati. Perdoniamo pure Casini, che per aver lungamente amoreggiato (politicamente) con Lui, evidentemente è assuefatto al suo becero stile da caserma, ma il Barenghi? Non è costui l’ex direttore del Manifesto, dunque un compagno abituato a masticare pane e diritti e femminismo? Non è attualmente la “Jena” che morde a destra e a manca sulla “Stampa”? Possibile che non abbia trovato una battuta, una puntura di spillo, un guizzo per ribattere a quella triviale offesa da guitto? Possibile: il che certifica definitivamente nove incontrovertibili verità:
1) la solidarietà non è più una virtù;
2) il soccorso agli aggrediti non è più di moda;
3) la cavalleria l’è morta;
4) la cattiva tivù rimbecillisce;
5) l’ex ultrasinistra ammutolisce;
6) la villania trionfa;
7) il machismo imperversa;
8) ci siamo assuefatti all’impunità della prepotenza;
9) il berlusconismo è una malattia pandemica contro la quale non è stato ancora inventato un efficace vaccino.