Bocciati in venti. Per ora
Mario Gurlini (Mori), Settimo Scaglia (Storo), Vincenzo Zubani (Tione), Carmen Manfrini (Besenello), Laura Mansini (Caldonazzo), Leonardo Bernard (Campitello), Pietro Tavernar (Carzano), Giorgio Dorigato (Castello Tesino), Alessandro Lettieri (Cembra), Luca Franchi (Cloz), Riccardo Brugnara (Giovo), Alessandro Passerini (Isera), Mariano Ferretti (Lisignago), Luigi Nicolussi Castellan (Luserna), Gianfranco Zolin (Nomi), Alessandra Cloch (Pozza di Fassa), Vincenzo Maria Sglavo (Roncegno Terme), Guido Moser (San Michele all’Adige), Agostino Depaoli (Terlago) e Daniele Bernardin (Tonadico).
Sono i venti sindaci uscenti che domenica scorsa sono stati bocciati dagli elettori. C’è chi non ce l’ha fatta per un solo voto (Ferretti a Lisignago), c’è chi ha ricevuto 1.294 preferenze in meno rispetto al vincitore (Zubani a Tione). A loro, domenica prossima in caso di sconfitta al ballottaggio, potrebbero aggiungersi Guglielmo Valduga (Rovereto), Graziano Pellegrini (Lavis), Sergio Anesi (Baselga di Piné) e Alessio Manica (Villa Lagarina).
I 20 sindaci bocciati si sono aggiunti ai 57 che non si sono potuti ricandidare, dopo aver svolto tre mandati consecutivi, e a quelli che non si sono ripresentati. Un ricambio mai visto che, assieme all’aumento del numero di donne sindaco, porta una ventata di aria nuova nelle amministrazioni comunali.
Sarà il tempo a dire se l’effetto sarà positivo o negativo. Il popolo trentino, solitamente conservatore, un segnale intanto pero l’ha dato: cambiare si può. Invece di litigare fra loro, i vertici dei partiti di maggioranza in Provincia prendano nota.