Vittorio Feltri sospeso dalla professione per il fango contro Dino Boffo
Vittorio Feltri è stato sospeso dalla professione dal consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Strumentalmente i giornali di destra hanno dato una lettura “politica” della vicenda, piangendo il martire Feltri e accusando l’Ordine dei giornalisti di volergli mettere il bavaglio. E’ bene dire che così non è.
Come ha specificato il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, un gentiluomo molto lontano dall’aver simpatie di sinistra, Feltri è stato condannato per un fatto specifico e non per una sua opinione.
Il fatto è l’aver montato una campagna infamante contro l’ex direttore di Avvenire, Dino Boffo, con notizie false, infamanti e piene di fango. Feltri, non a caso, nella sua difesa ha puntato tutto sul fatto che aveva rettificato l’errore. E la cosa gli è servita per vedersi dimezzata la pena da sei a tre mesi di sospensione. Ma non certo ad evitarla. Su Libero, Belpietro ha tentato una difesa risibile di Feltri, tutta puntata sull’inutilità dell’Ordine dei giornalisti.
E invece proprio qui è emersa la forza della deontologia e dell’Ordine dei giornalisti: una notizia falsa è una notizia falsa. Se una persona viene infangata è un delitto, non è giornalismo. Troppo comodo costruire un dossier, rovesciare fango su Boffo per giorni, per settimane, e poi scrivere un trafiletto in cui gli si chiede scusa. Questo non è giornalismo. Questa è la macchina del fango.
Troppo comodo dirottare, come ha fatto Feltri, la colpa sui suoi giornalisti e in particolare su Sallusti, sostenendo che a loro aveva chiesto se fosse tutto vero quello che scrivevano su Boffo. E poiché lo avevano rassicurato, lui non aveva colpe.
E ora è in dirittura d’arrivo un’altro procedimento contro Feltri, per aver continuato a fare scrivere Renato Farina, un signore radiato dall’Ordine dei giornalisti dopo che era emersa la sua attività di spia dei servizi segreti - nome in codice Agente Betulla - e quindi palesemente incompatibile con l’attività professionale del giornalista.
La questione in queste vicende non è essere di destra o di sinistra. La questione in questa professione e molto semplice: non raccontare delle balle, magari solo per infangare gli avversari politici del tuo editore-premier.