Meno quattro. Ma del doman non v'è certezza

Piccolo diario della crisi verso il voto di sfiducia. Pannella riesce a non dire nulla, e Bersani la spara grossa sulla manifestazione di domani a Roma contro il governo

di Fabrizio Franchi

Si avvicina il 14. Tra tensioni e desideri. Molti dei falchi del Pdl e di Fli se l'immaginano come una resa dei conti. Certo sarà difficile che escano tutti vincitori. 

Oggi la giornata è cominciata con lo sfoglio dei giornali. 
1) Tra le più belle perle quella di Paolo Guzzanti è da raccontare. Intervistato dal Corriere della Sera, svela che sta trattando con Berlusconi. Gli basta una promessa che sarà cambiata la legge elettorale. Poi se non succederà, che importa. Passato dal Pdl ai liberali, Guzzanti ha firmato la mozione di sfiducia, ma ora si rende conto che il suo voto può diventare oro e non si preoccupa di svelare un particolare fondamentale: cioè che, dopo essere andato in pensione dal Giornale, ha mantenuto un contratto di collaborazione che ora però è in scadenza. Forse lo rinnovano, chissà, dipende... Nega che ci sia un paralellismo, ma rivela la cifra: settemila eurini al mese per collaborare. "Più o meno il mio stipendio da giornalista", sostiene (Corriere, 10 dicembre). Apperò! E io che pensavo che al Giornale ci fossero solo idealisti poco interessati al vil denaro. 
2) E i radicali? E chi lo sa. Marco Pannella, resosi conto di essere scomparso dalla ribalta mediatica, sfrutta qualche rendita di posizione per fare parlare di sé, lasciando capire tutto e nulla. Alessandro Gilioli de L'Espresso ha postato sul suo blog il video di una sua intervista al leader radicale, il quale in un minuto e quarantotto secondi riesce a non dire che cosa voteranno i suoi sodali. Stupefacente la chiusura: "I radicali decideranno durante la chiama", cioè il momento in cui viene chiamato il deputato a rispondere sì o no alla sfiducia. Idee chiare. 
3) Le tre macchiette che hanno fondato il movimento di responsabilità nazionale - l'unico movimento di tre persone che esprime tre posizioni diverse - ossia Cesario, Calearo e Scilipoti oggi hanno preferito oscurare i loro siti internet. Le pernacchie avevano perforato i timpani.
4) Due milioni! Bum! Il signor Bonaventura Bersani (ricordate? qui comincia l'avventura...) ha voluto esagerare. Pensando di ironizzare sulle sparate dal palco di Berlusconi e Verdini durante le loro manifestazioni (siamo un milione!, siamo due milioni!) ha detto che anche il Pd domani a Roma non sarà una persona di meno. La manifestazione sarà comunque imponente - 18 treni speciali, 1500 pullman - con qualche centinaia di migliaia di persone, ma perché fare queste sparate in un momento in cui servirebbero serietà e sobrietà?
5) Silvio Berlusconi incassa un piccolo regalo: la Corte costituzionale non deciderà martedì sul legittimo impedimento, quella norma che permette al Cavaliere di non presentarsi ai processi. Tutto è rinviato all'11 o al 25 gennaio. "Per evitare clamori mediatici". Gusto. Tanto i cittadini possono aspettare di sapere se è costituzionale o meno il legittimo impedimento, rimandando a quando non ci saranno "clamori mediatici"...
6) Il premier, ringalluzzito dalla notizie sulla compravendita dei deputati, si è presentato all'inaugurazione di una stazione ferroviaria, dicendosi pronto a fare il "casting per le hostess". Dopodiché ha chiarito, rivolto al Parlamento: "Noi abbiamo portato una moralità nuova in politica, serve più sobrietà!" A me le ragazze, e voi non ridete, che non è sobrio, cribbio.
7) Tanto per fare la solita figura, la procura di Roma ha dato retta ai deliri di Di Pietro e ha aperto una inchiesta sulla compravendita dei parlamentari. Aspettiamo di vedere con che motivazione daranno la notizia dell'archiviazione. 

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