La favola dell'orso e l'immagine del Trentino

di Renzo Moser

Avete presente quelle pagine sui Suoni delle Dolomiti o sui caroselli sciistici trentini che notate, talvolta, negli inserti pubblicitari o negli speciali viaggi e vacanze dei grandi quotidiani nazionali? Quelle guide agli eventi dell’estate trentina, alle malghe, agli agritur?
È tutta roba che costa, e molto. Sono le voci di spesa più importanti dei bilanci di Trentino Marketing. Sono frutto di strategie pubblicitarie e di investimenti costosi.
Sul Corriere della Sera di sabato 11 giugno, invece, nelle cronache troviamo una mezza pagina interamente dedicata al Trentino.
Una splendida foto dell’orso «bianco», sorpreso in Paganella a grattarsi la schiena contro un albero, un dettagliato articolo, un titolo («La favola dell’orso biondo che stupisce il Trentino») che vale più di mille slogan.
Un gran colpo d’immagine, insomma, per la nostra terra e, di conseguenza, per il nostro turismo. Immaginiamo la soddisfazione dell’assessore competente e dei vertici di Trentino Marketing, e dei nostri albergatori, felici di vedere il Trentino alla ribalta senza dover sborsare fior di quattrini.
Non serve essere esperti di pubblicità per capire che un reportage come quello ha un valore enorme per accreditare l’immagine di un Trentino «verde», paradiso della natura, incontaminato, genuino. Un Trentino da favola, appunto.
E per merito di chi? Dei tanto vituperati orsetti di «Life Ursus» e della squadra che da anni li segue con passione, nonostante attacchi e pregiudizi. Loro, orsi e uomini, hanno reso un egregio servizio al Trentino, ancorché misconosciuto.
Dei servizi resi alla comunità da qualche zelante consigliere provinciale, invece, stiamo ancora cercando le tracce.  

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