Acqua, ghiaccio, referendum, popoli e pace
Uno sciamano U'wa benedice le nostre ricchezze, e noi sentiamo che siamo tutti figli della stessa Terra. E per la sua difesa si deve ascoltare, capire e continuare a lottare, con tutti i mezzi pacifici a nostra disposizione. Anche e soprattutto dopo l'esito referendario
Con la schiacciante vittoria dei sì nel corso della passata consultazione referendaria, è stato sottolineato il riconoscimento ad un ordine di valori superiore, al di fuori di logiche strettamente economiche o di gestione privata di beni essenziali per il benessere di tutti gli esseri viventi. C’è davvero una magia nell’acqua: la si riconosce da come plasma le valli alpine, scava, costruisce, leviga, delimita. E bisogna saper ascoltare il suo sussurro per apprezzare appieno lo scorrere della vita. Lo sanno bene i popoli della montagna, e lo conoscono quelle persone che hanno una spiritualità un pochino più vicina alle cose della terra. C'è stato grande fermento nelle settimane scorse, con gli incontri e le marce in difesa dell'acqua, quasi un cammino comune tra uomini ed elementi.
A camminare ed a portare la loro testimonianza, anche alcuni rappresentanti del popolo U'wa, indigeni del nord della Colombia che da anni stanno combattendo per difendere il loro territorio, ed in particolar modo il ghiacciaio sacro Cocuy, dagli appetiti delle multinazionali. Se avete visto il flm Avatar, a parte la pelle blu e gli effetti speciali, la storia è proprio quella. Quello che colpisce, di questa storia, è che gli U'wa non sono venuti in Trentino qui per chiedere (sostegno, aiuto, attenzione, soldi..), ma per DARE, mettendo a disposizione il loro sapere e la loro profonda spiritualità per farci ricordare cose che sapevamo ma che abbiamo in parte dimenticato, per incuranza ma anche per troppo desiderio di conoscenza.
Il mondo di oggi è un luogo estremamente privilegiato, in cui è possibile creare questi ponti tra culture diverse altrimenti impossibili.
Gli U'wa avevano trascorso alcuni giorni sulle nostre montagne anche l'estate scorsa, sempre invitati dall'associazione Yaku, e anche allora avevano regalato un po' della loro storia. Davanti al ghiacciaio della Presanella c'erano stati canti e benedizioni in lingue antichissime, e silenzi e promesse. Quest'anno, accadono cose simili, e le collaborazioni, con la Sat, associazioni ambientaliste e parchi naturali sono più forti che mai: in tanti yhanno percorso il fiume Chiese verso il Carè Alto, lungo la Val di Fumo. Anche questa volta la storia del popolo andino in lotta per difendere la propria integrità, si è fusa con la difesa dei nostri ghiacciai, con le riflessioni sull’idroelettrico, e sulla questione delle dighe a livello internazionale, in particolare in Colombia, un paese dove la costruzione degli sbarramenti per produrre energia, assieme alle miniere e alla coltivazione intensiva di agrocombustibili, stanno creando milioni di sfollati.
Con la votazione di una settimana fa un ciclo si è chiuso, ed è stato importante riconoscere che migliaia e migliaia di cittadini hanno dimostrato quanto ci tengano a far sentire il proprio attaccamento alla terra ed alle sue risorse, una sorta di rinata "heimat" dopo che sul nostro territorio è successo quasi di tutto, costruzioni esasperate e strade ad alto scorrimento fin nelle vallette più isolate, impianti di risalita sempre più imponenti e colate di cemento per seconde case, e dove il miraggio di un facile sviluppo economico ogni tanto fa ancora capolino con le sue false promesse (e conseguente enorme richiesta di fondi pubblici).
La gente ha detto la sua, con chiarezza e determinazione: ora sta anche ai politici cogliere e comprendere questo importante segnale.