Povere pollastrelle italiane

Al supermercato acquistiamo le uova: belle pulite, di colore rosa, confezionate, asettiche. Ma non ci chiediamo mai da dove vengono e come sono state "prodotte".

di Luigi «Gigi» Zoppello - No

 Al supermercato acquistiamo le uova: belle pulite, di colore rosa, confezionate, asettiche. Ma non ci chiediamo mai da dove vengono e come sono state "prodotte". Ebbene, sappiate che l'Italia ed altri 14 partner europei sono nel mirino della Commissione europea per non essersi completamente adeguate alla direttiva Ue del 1999, che impone la messa al bando dal 2012 delle vecchie gabbie per l'allevamento di galline ovaiole in Europa. "La Commissione europea - dice Frederic Vincente, portavoce del commissario Ue alla salute John Dalli - sta lavorando sull'avvio di procedure d'infrazione nei confronti di 15 Stati membri che non si sono ancora conformati alla direttiva europea sulle galline ovaiole, entrata in vigore quest'anno". Oltre all'Italia, che conta un'importante attività nel settore della produzione di uova (se producono quasi circa 40 milioni) sono ad alto rischio infrazione anche "Francia, Belgio, Olanda, Portogallo, Spagna, Regno Unito, Grecia, Bulgaria, Cipro, Ungheria, Lettonia, Malta, Polonia e Romania".
Va detto che i produttori di uova italiani ed europei hanno a più riprese aumentato le dimensioni delle gabbie passando dai 450 cm2 del 1999, (contro i 310 centimetri quadri di quelle americane di
allora) ai 550 cm2 del 2003, fino ai 750 cm2 di oggi: uno spazio comprensivo di nido, lettiera,  posatoio per deporre le uova, ma anche una mangiatoia e speciali dispositivi per le unghie, fino a abbeveratoi con tettarelle o coppette per volatili.

Ma se vi capita - lo so che non è facile, eppure gli allevamenti sono dappertutto, anche in Trentino - chiedete di visitare un capannone dove ci sono galline di allevamento. E poi ditemi cosa vi hanno risposto i proprietari.

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