Lo statuto, la casta, l'accademia e i provinciali
L'Università di Trento è ad una svolta. Siamo ormai alle battute finali di un lungo percorso che porterà alla "provincializzazione dell'ateneo". Nuove regole, nuovo assetto, nuovi equilibri
L'Università di Trento è ad una svolta. Siamo ormai alle battute finali di un lungo percorso che porterà alla "provincializzazione dell'ateneo". Nuove regole, nuovo assetto, nuovi equilibri. Per descrivere la situazione, nei giorni scorsi, abbiamo usato l'immagine della pentola a pressione, con quella valvola da sfiatare. E, ai fornelli, naturalmente il rettore Davide Bassi. In queste ore di tensione si osserva con attenzione il comportamento dei vari protagonisti della vicenda. Un docente, per spiegare come si stanno comportando i colleghi, ha diviso il popolo dell'accademia in categorie. Eccola qui di seguito:
1) "Zerbini", che nella vulgata sarebbero i "venduti a Piazza Dante". Davanti a Piazza Dante - per chi non lo sapesse, c'è il palazzo della politica, la sede della Provincia Autonoma. Il riferimento, un po' acido, è a quei professori che hanno forti legami con l'ente pubblico, un po' per vicinanza politica e un po' perché la Provincia, su varie materie, chiede consulenze agli esperti. E i primi esperti, spesso, lavorano all'Università di Trento.
2) "Indifferenti", ligi solo al motto "Francia o Spagna purché se magna". Come dire: l'importante è che il motore giri; che a farlo girare sia l'Università o Mamma Provincia poco importa.
3) "Critici". Questi si sarebbero fatti sentire con la famosa petizione dei 300 (ma spesso si dimentica che a questi si deve sommare un centinaio di dipendenti amministrativi e tecnici), con cui si chiedeva l'istituzione di una "commissione ombra", un gruppo di lavoro da affiancare alla commissione statuto, composta principalmente da soggetti estranei all'Università di Trento. I "critici" parlano di "occasione più unica che rara" per migliorare le cose.
4) "Barricaderi". Sono quelli della "lotta dura senza paura". Della serie: nessuno osi mettere in discussione la casta (anche se ovviamente questi non si considerano membri della casta).
Insomma ce n'è per tutti i gusti. L'elenco è aperto. E, a seconda di come la si pensa, la classificazione cambia. E cambiano i nomi di chi si riconosce nell'una o nell'altra categoria.