Sulla legge 194
«Mia figlia ha letto che ci sono novità in arrivo sulla 194: è vero?». A chiedermelo è una signora che mi ha appena chiesto qualche chiarimento sulle opportune cautele nell’acquisto di un appartamento in costruzione. Il netto passaggio di tema mi lascia per un momento interdetta, e così la signora mi incalza: «Ma, insomma, cosa succederà nei consultori?»
“Mia figlia ha letto che ci sono novità in arrivo sulla 194: è vero?”
A chiedermelo è una signora che mi ha appena chiesto qualche chiarimento sulle opportune cautele nell’acquisto di un appartamento in costruzione.
Il netto passaggio di tema mi lascia per un momento interdetta, e così la signora mi incalza: “Ma, insomma, cosa succederà nei consultori?”.
La domanda è più che legittima, dato che anch’io ho saputo di un disegno di legge recentemente approdato in Consiglio provinciale a Trento, che si prefigge di “rafforzare la prevenzione dell’interruzione volontaria di gravidanza attraverso il rafforzamento delle politiche a supporto della genitorialità….”.
Di tanto in tanto ( in questo momento se ne discute anche in Parlamento, a livello nazionale) affiorano iniziative di tale natura, volte a modificare, comprimere, limitare la famosa legge 194, che indica, tra le altre cose, le modalità per poter ricorrere, qualora le donne si trovino a dover affrontare questa tritissima prova, all’interruzione volontaria della gravidanza in ospedale.
Data la mia età, ricordo bene le battaglie, gli incontri, le discussioni, le sofferenze, che hanno accompagnato l’introduzione di questa legge importante, che finalmente ha posto rimedio al mercato degli aborti clandestini, consentendo, entro certi limiti e con requisiti normativamente e tassativamente sanciti, il ricorso alle strutture pubbliche, in tutta sicurezza.
Già: ma le giovani cittadine di oggi tutto ciò non possono ricordarlo e forse si chiedono come mai, intorno a questo tema delicato ma che, insieme alla contraccezione consapevole, interessa moltissimo le donne, si faccia sempre grande rumore.
“Da quel che mi risulta”, rispondo intanto alla mia interlocutrice, “il disegno di legge provinciale in tema di consultori non è passato. Il testo, dopo essere stato respinto in commissione, è stato bocciato anche dall’aula. Per quanto riguarda, poi, i consultori, visto che me lo chiede, credo che non succeda proprio nulla: continueranno a lavorare, come sempre, accogliendo tutte le utenti che si presentano per informarle sulla contraccezione e sull’interruzione di gravidanza. Sua figlia può andare direttamente”, aggiungo.
La signora mi sembra tranquillizzata. A lei ciò che importa, come credo alla maggior parte delle donne, è poter beneficiare di un servizio pubblico funzionante. Quanto ai profili ideologici, chissà perché, ogni volta che qualche forza politica propone di modificare la 194, si fa un gran parlare di “rafforzamento della genitorialità”, di “cultura della maternità”,di “sostegno del concetto di famiglia”. Si tratta di finalità nobilissime, che farebbe piacere però veder perseguite anche in altre iniziative legislative: concernenti, per fare solo qualche esempio, le detrazioni fiscali per gli affitti universitari dei figli, le agevolazioni lavorative per le madri single, il riconoscimento ai fini pensionistici degli anni di maternità, e via dicendo. Ma, spesso, per un supporto fattivo (e non solo psicologico), mancano i fondi…