God save the llai
Anche dopo aver visto cerimonie bellissime in tv si possono fare sogni scioccanti
Stanotte ho sognato il Briamasco. Strapieno di gente. In sud avevano ricreato una montagna, e delle colline. Caterina Dominci, dal lato ferrovia, entrava in scena introducendo, in ladino noneso, una pattuglia di figuranti addobbati da retici. Dal lato Albere, Franco Panizza giungeva alla testa del «coràm populo»: schützen e bande, mentre Tiziano Mellarini a valle di monti e colline scenografiche, spiccava tra gli attori che rappresentavano l’arte della coltivazione bio. Rigorosamente della Val di Gresta altrimenti «Mella» avrebbe declinato l’invito.
Tra fumi e colpi di scena, sullo sfondo i due «sigari» dell’Italcementi sparivano telescopicamente, mentre Ale Pacher affranto riponeva i sogni di trasformarli nella «rive gauche» trentina e Diego Schelfi si fregava le mani contando il contante risparmiato per l’acquisto dell’area, rispetto ai prezzi di mercato.
Sulle montagne ricreate al Briamasco, intanto, centinaia di volontari rimuovevano rotoli d’erba, e irrompeva sulla scena un gigantesco Grisenti a bordo di un calcagiara fucsia, che dopo aver asfaltato un tratto di pista d’atletica, puntava verso la sede dell’Upt per distruggerla.
Il tutto mentre piloni e funi andavano a solcare l’orizzonte scenografico, riempiendolo di funivie.
Il tutto mentre da un maxischermo veniva proiettato l’ingresso di Lorenzo Dellai nell’ufficio dell’assessore Lia Beltrami: insieme si recavano a Mattarello, salendo su un Agusta Westland giallo a bordo del quale riuscivano a librarsi agili sotto le «arcade» di San Pio X prima di arrivare sopra lo stadio, e gettarsi entrambi nel vuoto verso gli spalti, mentre dagli spogliatoi del Briamasco iniziavano ad uscire delegazioni straniere: la folla era in visibilio nel vedere Bridi, Fugatti e Divina piantare in cima alla collina della sud i vessilli del Mali, del Sudan, del Burkina Faso dopo aver abbracciato i rispettivi portabadiera, mentre chiedevano ai cechi dove avessero comprato gli stivaloni di gomma blu e se li avessero visti anche verdi.
L’entusiasmo sembrava aver toccato il culmine, quando al centro del campo, centinaia di «canarole» dalle estremità fiammeggianti, si innalzavano verso un gigantesco paiolo che stava giungendo calato dal cielo: una volta alimentato dalle fiamme, sono partiti i fuochi d’artificio fatti sparare da maso Mirabel da Guido Malossini in pesona.
E nel pieno della meraviglia pirotecnica - con tanto di aquila di San Venceslao proiettata sulla parete della Marzola - alzandosi in piedi dalla tribuna d’onore a mo’ di Pertini ’82, Mario Monti annunciava alla folla che no, la spending review in provincia di Trento, non sarebbe stata applicata e i nove decimi sarebbero anzi diventati dieci.
Un sogno, dal quale mi sono svegliato di soprassalto solo quando ho iniziato a sentire Paul McCartney cantare l’inno al Trentino.