Il Pd, le paure di  Renzi e le Primarie truccate

L'obiettivo dell'establishment è di scoraggiare la partecipazione alle primarie da parte dei cittadini comuni, per favorire soltanto i ideologici, i più conservatori, i più attaccati alla vecchia idea del partito di sinistra, come era nel vecchio Pci

di Pierangelo Giovanetti

Caro direttore, nei prossimi giorni si andranno a definirele regole per lo svolgimento delle primarie del centrosinistra ed il rischio che prevalga la partigianeria ed i cori da stadio è molto alta.
Si vorrebbero istituire delle liste di elettori che preventivamente dovrebbero dichiararsi del centrosinistra e così ricevere una «tessera» per poter recarsi al voto. Giustificativi: evitare inquinamenti e introdurre il modello americano.


Se posso esprimermi mi paiono due banalità sesquipedali, la prima perché trattandosi di primarie per la scelta e l'indicazione di un candidato premier, pur se del centrosinistra, vanno sicuramente rivolte a tutto il Paese ed anche a quegli elettori che sarebbero disposti a condividere e sostenere un progetto per il futuro, anche se alla precedenti elezioni hanno fatto scelte diverse; la seconda perché la storia, il contesto e l'architettura istituzionale americana è distante dalla nostra e non si può copiare solo quello che fa comodo alla causa.


Qui entra in campo la deriva che ha assunto la politica negli ultimi venti anni, trasformata in invettive, scontri personali, tifoserie cieche e talvolta barbare, pronte ad urlare cori di insulti se opportunamente aizzate contro l'avversario. Si vogliono cambiare oggi le regole delle primarie, ma non ci si è scandalizzati di quanto successo, soprattutto in alcune parti del Paese, in quelle per la scelta del segretario. Si vigili ai seggi, ma non si mettano recinti o elenchi di «pre(i)scrizione», diversamente si completi l'invito alla partecipazione con una precisazione di metodo: chi non viene alle primarie è pregato di non votare nemmeno dopo il nostro candidato, per non inquinarne la purezza ed il pedigree.


Tanto vale applicare lo Statuto del Pd e candidare il segretario, ma se si è deciso di modificare questa regola, siano primaria aperte ed il confronto avvenga sul progetto di Paese che ogni candidato proporrà, con una forte assunzione di responsabilità nei confronti non solo di quanti parteciperanno alle primarie, ma di tutti i cittadini, chiamati al voto nella prossima primavera ed anche dell'Europa, convinti che la credibilità riconquistata in questi mesi non vada sprecata ma possa costituire un viatico positivo per la ripresa e lo sviluppo.


Allora ben vengano i comitati a sostegno dei diversi candidati,che alimentino un confronto sulle idee e sulle prospettive, sappiano ridare fiducia ad una Italia che già c'è, fatta di tanti amministratori locali e cittadini seri ed onesti che quotidianamente si confrontano con i problemi e le emergenze e che non possono concedersi il lusso di dividersi tra destra, sinistra e centro, ma sono alla ricerca di una voce di speranza, di un progetto da condividere e di cui fare parte.


Quello che le classi politiche e dirigenti hanno saputo fare in questi ultimi decenni è sotto gli occhi di tutti, ognuno è in grado di giudicare, non serve partigianeria, c'è bisogno di credere in un futuro migliore, per noi, per i nostri figli, per l'Europa. C'è bisogno di affrontare i problemi strutturali di questo Paese che impediscono a chi ha talento di vederlo riconosciuto e poterlo mettere a disposizione di tutti, a chi ha un problema di potersi rivolgere alle strutture deputate senza dover cercare scorciatoie o raccomandazioni, a chi vuole investire e fare impresa di avere certezze e risposte dalla burocrazia su tempi e modi, a chi ha ragione di vedersela riconosciuta in tempi certi, a chi pensa che questo paese ha un patrimonio di cultura e bellezze naturali di poterlo valorizzare.
Pertanto anche a chi in sede locale e nel Pd, con un atteggiamento superficiale e liquidatorio critica chi come Renzi ha deciso di girare tutte le province, sottolineo le province, quindi i territori, per narrare alla gente la propria visione chiedendo di contribuire alla costruzione del programma, chiedo maggior rispetto ed attenzione. Ognuno faccia le proprie scelte, ma se rappresenta un partito che nel nome ha l'aggettivo democratico credo dovrebbe impegnarsi per accrescere la base di consenso, utilizzando proprio gli strumenti tipici della politica: il contatto ed il confronto con le persone, l'esposizione delle proprie idee e ragioni, la persuasione.


La simpatia generale e la crescente adesione popolare alla candidatura di Matteo Renzi nelle primarie per le prossime elezioni 2013, hanno messo un'agitazione folle alla nomenklatura del Pd con la paura che il sindaco di Firenze possa farcela davvero.


Dopo aver provato in tutti i modi - inutilmente - a delegittimarlo additandolo ai militanti come il nemico interno, ora i maggiorenti del partito hanno deciso di passare al boicottaggio operativo, stabilendo regole del gioco che mettano «fuori gioco» il giovane «rottamatore».


È stato quindi, ormai, quasi deciso che le primarie non saranno «aperte», come quelle che scelsero Romano Prodi nel 2005 a candidato presidente del centrosinistra, o come quelle che designarono Niki Vendola candidato alla Regione Puglia, ma «chiuse». Riservate cioè soltanto agli iscritti, ai militanti, a coloro che faranno dichiarazione di «appartenenza», con tanto di rilascio di «tessera», e schedatura con compilazione di albi pubblici degli «appartenenti».


Un modo abbastanza scoperto per escludere tutti i simpatizzanti, gli «incuriositi» dal dibattito del Pd, i «più o meno vicini» ma non organici al partito, coloro insomma che non sono strutturati secondo la vecchia concezione del Pci dei «militanti».


Per imbellettare le cose è stato detto che viene copiato il modello americano, dimenticando che negli Stati Uniti anche per votare alle elezioni è richiesta l'iscrizione preventiva. È quindi abitudine del popolo americano «registrarsi» per il voto, e non ci sono liste comunali dove tutti sono automaticamente iscritti.


L'obiettivo dell'establishment è di scoraggiare la partecipazione alle primarie da parte dei cittadini comuni, per favorire soltanto i ideologici, i più conservatori, i più attaccati alla vecchia idea del partito di sinistra, come era nel vecchio Pci.


In tal modo verrebbe favorito dalle primarie il segretario e non l'ousider, il vecchio e non il nuovo, il candidato di D'Alema rispetto al giovane trentasettenne sindaco di Firenze.
Ora, se le primarie fossero per stabilire chi è il segretario del Pd, potrebbe forse valere che ad esprimersi siano solo gli iscritti al partito.


Ma dato che le primarie riguardano il candidato premier che, se prescelto dai partecipanti alle primarie, può essere il presidente di tutti gli italiani, non ha nessuna logica e nessun senso compiuto estromettere la partecipazione della gente se non prende la tessera e non si iscrive al listone del partito.


La trovata, poi, del doppio turno è stata escogitata come norma «salva-Bersani» se le cose si mettessero male. Se cioè il segretario non ce la fa al primo turno, si eliminano gli altri concorrenti minori (Vendola), cosicché quei voti di estrema sinistra si riversino su Bersani consentendogli di vincere (e di fatto di divenire ostaggio di Vendola per tutta la prossima legislatura).
Il boicottaggio sistematico di Renzi messo in atto per evitare un libero confronto e una libera espressione dei cittadini, la dice lunga sulla capacità di certa nomenklatura del Pd di parlare agli italiani e di convincerli del proprio progetto politico.


C'è la presunzione di andare diretti al governo non per le proprie capacità, ma perché l'Europa ha tolto di mezzo Berlusconi. È lo stesso calcolo (sbagliato) che gli eredi del Pci fecero nel 1994 con la «gioiosa macchina da guerra». Sappiamo come è andata a finire.

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