Mart, festival, notti bianche e altri incompresi

Proposte di ogni genere. Ma spesso ignorate o contestate

di Leonardo Pontalti

«La maggior parte dei trentini non è mai stata al Mart. Dico di più: la maggioranza dei roveretani non è mai stata al Mart».
Le parole di Franco Bernabé, presidente di Telecom Italia, oltre che del Mart, ci riporta ad un refrain che - in effetti - non si sentiva da un po' da queste parti: «A Trento (e, per estensione, facciamo un po' «in Trentino») Non c'è mai niente da fare».

Una balla colossale. Più che altro, la vera questione su cui riflettere è un'altra: i trentini si rendono conto di quanto ci sia da fare, vedere, godersi? Non sempre è così. Eppure le occasioni per ritrovarsi, incontrarsi, svagarsi, arricchirsi, divertirsi, informarsi, incuriosirsi, fioccano. Prendendo solo lo scorso fine settimana, in tre tra i maggiori centri della provincia c'erano tre eventi differenti: venerdì la notte dei ricercatori a Trento, sabato la Strongmanrun a Rovereto, da giovedì a domenica la Blogfest a Riva.

Troppa grazia e infatti, manco a dirlo, pioveva, data la straordinarietà della cosa. Scherzi a parte, assodato che gli eventi (e non si pensi solo ai grandi momenti ed eventi: basta contare anche sagre, sagrette, concerti, concertini - non più di quattro sul palco, mi raccomando - mostre e partite) non mancano, forse è la capacità di approfittarne quella che spesso latita.

O, peggio ancora, di sopportarli: a Rovereto per mesi quella colorata vetrina - anche mediatica: paginoni della Gazzetta fin da primavera, sono spot promozionali mica da tutti i giorni - organizzata dalle caramelle balsamiche, ha fatto discutere e creato polemiche. A Trento qualcuno s'è lamentato del chiasso dei ricercatori (per fortuna lamentele sovrastate dall'intelligente proposta del sindaco di aprire la notte a tutta la città: non più di tre dottorandi per piazza, però, pare), per non parlare delle solite lamentele che arrivano ad accompagnare ogni notte bianca. O dei Mercatini «sì, ma guai se oltre le 19.30», o di un Festival dell'economia con i negozi aperti che ancora aspettano clienti tra relatori e ospiti, quando dovrebbero essere i trentini ad affollare per primi vie, piazze (e anche negozi, ma solo di conseguenza) in quei giorni.

Insomma, a volte sembra che questo Trentino, e noi trentini, a volte ci compiaciamo di quello di cui spesso ci lagnamo: gridiamo che non c'è niente di nuovo da fare e vedere, e non ci filiamo quello che c'è. Oppure ce ne lamentiamo, chiedendone la messa al bando. Cambieremo? Chissà: vedremo se il Mart - e tutto il resto - sopravviverà alle teste dei suoi stessi cittadini.

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