La coturnice, la caccia e De Guelmi radiato

Le coturnici in alcune zone del Trentino si sono riprodotte in buon numero, con covate da dieci-dodici capi. Il rifoltimento della specie è noto agli appassionati della montagna e agli stessi cacciatori. Ora, porre solo e soltanto un divieto di principio sarebbe risultato incomprensibile. Molto meglio una regolamentazione, e l'aver stabilito la possibilità di cacciagione per un numero limitato di capi, sotto controllo di tutti

di Pierangelo Giovanetti

Gentile Direttore, come rappresentante di Legambiente ho votato contro la decisione di permettere l'abbattimento della coturnice, presa dal Comitato faunistico provinciale nella seduta dello scorso 24 settembre. È noto a tutti gli esperti del settore come la popolazione di questo galliforme sia ormai da anni in forte calo e come abbia raggiunto livelli vicini al rischio di estinzione.

 

Di fronte ad una situazione generale altamente compromessa non è concepibile concedere l'abbattimento anche di un numero limitato di capi in quelle riserve in cui finalmente e comunque solo da quest'anno c'è stato un iniziale segnale di ripresa di una popolazione che non è certamente meno in pericolo di quella della pernice bianca, per la quale invece la caccia è stata sospesa. Ugualmente incomprensibile è la scelta di astenersi su una decisione di questo tipo da parte dei tecnici del Comitato faunistico. Di fronte ad una specie in pericolo di estinzione è inoltre interesse di tutti presidiare il territorio da azioni di bracconaggio e i cacciatori, che sostengono di essere impegnati nella difesa dell'ambiente, lo dovrebbero fare indipendentemente dall'aver ottenuto un certo numero di capi da abbattere.

 

Saggio sarebbe quindi, in un'ottica di conservazione di questa fragile specie, avviare studi più approfonditi sulle cause che hanno portato all'attuale trend negativo e programmare censimenti sistematici che coinvolgano oltre ai cacciatori anche gli ambientalisti per favorire così un dialogo realmente costruttivo. Alla base di una migliore gestione della fauna nella nostra Provincia resta però la necessità di rivedere, oltre al numero eccessivo anche la composizione dei membri del Comitato faunistico, visto che l'attuale, nei fatti sbilanciata a favore dei cacciatori, ha portato in troppi casi a scelte indirizzate più all'esercizio della caccia che alla tutela della fauna. 


La decisione del comitato faunistico provinciale di consentire l'abbattimento di un numero ristretto di coturnici alpine, quindici per l'esattezza, coinvolgendo quindi le sezioni cacciatori nel controllo del numero e nel rispetto della limitazione, è stata una scelta di equilibrio e di buon senso, senz'altro da condividere.


Le coturnici in alcune zone del Trentino si sono riprodotte in buon numero, con covate da dieci-dodici capi. Il rifoltimento della specie è noto agli appassionati della montagna e agli stessi cacciatori. Ora, porre solo e soltanto un divieto di principio sarebbe risultato incomprensibile. Molto meglio una regolamentazione, e l'aver stabilito la possibilità di cacciagione per un numero limitato di capi, sotto controllo di tutti.


Tale posizione, che una volta tanto ha superato gli estremismi e gli scontri ideologici, trovando un punto d'incontro che non fosse solo un muro contro muro di fronte alle richieste dei cacciatori, è stata appoggiata anche dal rappresentante del Wwf in seno al comitato faunistico provinciale, il dottor Alessandro De Guelmi.


Come tecnico (in quanto veterinario ed esperto conoscitore delle specie in questione), ma anche in qualità di ambientalista (da tantissimi anni in prima fila nelle battaglia ecologiste e animaliste), De Guelmi ha motivato che la coturnice alpina non è più a rischio d'estinzione, e vi sono zone - come la valle di Ledro - dove la presenza di almeno 50 esemplari ne consente l'abbattimento di qualche unità, peraltro in numeri ristrettissimi.


De Guelmi ha inoltre fatto presente che con i cacciatori occorre dialogare e trovare delle soluzioni che permettano di «regolare» la caccia. Innalzare sempre e solo le barricate di principio, non porta ad alcun risultato.


Tale posizione equilibrata di De Guelmi gli ha causato l'epurazione dal Wwf, senza nemmeno possibilità di ascolto o di difesa. E ha mostrato che per il Wwf, evidentemente, il rappresentante ambientalista in comitato faunistico debba essere solo uno yes-man, un portavoce che alza e abbassa la mano a comando, con un vincolo di mandato che fa scattare la revoca se qualcuno prova a ragionare e ad uscire dai soliti clichè.


Probabilmente a questo punto, non serve nemmeno nominare un nuovo rappresentante Wwf in comitato faunistico: basta far presente in Provincia che quando i cacciatori votano sì, per loro il voto è no, e quando i cacciatori votano no per loro è sì. E via nel dialogo fra sordi.

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