Un verbo che non ha nulla a che fare con violenze, scontri, danneggiamenti. In questo senso - e in evidente contrasto con quanto visto in Italia in questi giorni - da brave maestre, c'è un gruppo di giovani che in città stanno insegnando il corretto uso dell'italiano.

 

Sono le trecento (anzi, i trecento perché tra di loro c'è anche qualche maestro: quote blu) laureate e laureande (su facebook li trovate alla pagina flash mob insegnanti trentino) che dopo anni di studio si sono ritrovate escluse da ogni graduatoria per l'insegnamento e - al momento - da ogni speranza di poter fare stabilmente quello che già fanno da anni come precarie, alternando studio e lavoro.

 

Pieno il mondo, si dirà, di gente che ha studiato per seguire passioni che non potrà assecondare, con soddisfazione propria e dell'umanità dato che la competenza e l'entusiasmo sono merce svalutata ma la cui rivalutazione farebbe bene a tutti, ma qui il discorso è un filo diverso: le insegnanti sono state escluse dal giorno alla notte, per una norma che la stessa Provincia ha ammesso essere viziata.

 

Insomma, hanno di che incazzarsi rabbiosamente. Ma dato che le maestre e i maestri oltre che in italiano sono forti anche in educazione civica, si sono fatti sentire in maniera energica ma posata e corretta. Civile, insomma.

 

Non sappiamo come andrà a finire la loro battaglia, ma di sicuro anche senza una cattedra con la loro grinta pulita hanno tenuto una bella lezione.