Berlusconi, i processi e le adunate di piazza

di Pierangelo Giovanetti

Gentile Direttore, alla manifestazione del Pdl che avrà luogo a Roma il 23 Marzo parteciperanno anche molti trentini i quali potranno usufruire del viaggio in pulmann ad hoc organizzato dal partito con partenza alle ore 7 dal parcheggio «Zuffo».
Quel che ho percepito dai simpatizzanti è la loro fermezza nel voler dare il proprio sostegno di solidarietà al Pdl e al suo presidente in questi momenti di antagonismo politico esacerbato e di singolare velocità degli iter processuali, ma anche per riproporre i temi della campagna elettorale che sono di grande utilità per i cittadini.
Questa dimostrazione di piazza si è resa necessaria, perché, purtroppo, non c'è una democrazia matura.
Quando si arriva sistematicamente a censurare le opinioni discordi dalle proprie e si tenta con tutti i mezzi leciti e non di impedire che gli eletti Pdl possano esercitare la fiducia ottenuta dagli elettori al fine di poter contribuire al miglioramento del Paese, vuol dire favorire l'ingovernabilità già aggravata dalla carenza di supporto costituzionale per poter agire.
Per superare questo passaggio storico di emergenza non dovrebbero esserci invalicabili barriere partitiche per andare verso il progresso e la soluzione dei problemi.
Quello che terrorizza e sconcerta è vedere Bersani rifiutare un dialogo con il Pdl, secondo partito fra gli eletti e avanzare richieste di alleanze al nuovo partito di Grillo di cui non si conosce nulla a parte la sua composizione di variegata provenienza sociale.
Mi viene da sorridere quando i «sinistri» si affannano a spiegare che nessun dialogo con il Pdl è possibile per le vicende giudiziarie di Berlusconi, come se negli ultimi vent'anni avessero collaborato, cambino disco!
Piuttosto di lesinare voti di appoggio ad un movimento nato dalla protesta, i partiti tutti chiedano scusa agli italiani per aver giocato con patetiche e improduttive schermaglie, omettendo di fare, anche in collaborazione, le riforme necessarie per questo Paese.
Fatto questo, tornino alle elezioni con programmi realizzabili, utili e credibili e avremo la lieta sorpresa di vedere ritirare o ridimensionare la voce della protesta.
Angelo Lorenzetti  - Trento


La Marcia sul Palazzo di Giustizia di Milano di lunedì scorso di oltre un centinaio di parlamentari del Pdl, e l'entrata forzata fino alle soglie dell'aula dove era in corso il processo Ruby, costituiscono un atto eversivo di una gravità senza precedenti con effetti destabilizzanti sull'intero sistema istituzionale del Paese imprimendo un'ulteriore escalation di tensione nello scontro fra poteri dello Stato. Mai era successo che eletti in parlamento esercitassero una tale pressione intimidatoria sulla funzione giudiziaria che, al pari di quella legislativa, è garantita dalla Costituzione ed è fondamento dell'intero ordinamento istituzionale del Paese.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha giudicato «aberrante» l'ipotesi ventilata da Silvio Berlusconi di manovre tendenti a metterlo fuori gioco per via giudiziaria. Anche perché nessuno dei reati contestati all'ex premier riguarda la sua attività politica, ma le accuse riguardano «reati comuni», peraltro di eloquente gravità: si va dalla prostituzione minorile, alla concussione, alla corruzione, come nel caso dei 3 milioni di euro che l'ex senatore De Gregorio dichiara di aver ricevuto dal Cavaliere per togliere la maggioranza al governo Prodi.
Se la manifestazione del 23 marzo organizzata a Roma dal Pdl vuole essere la continuazione di tale «azione intimidatrice» su uno dei poteri dello Stato o sul Presidente della Repubblica, il rischio è che il clima di scontro istituzionale in Italia salga ancora di più, con esiti drammaticamente imprevedibili. Specie in una fase politico-istituzionali tra le più difficili e intricate dell'intera storia repubblicana.
Per lo stesso Pdl può risultare una strategia perdente e di sterile isolamento quella di drammatizzare le vicende giudiziarie personali di Silvio Berlusconi al fine di cambiare lo svolgimento dei processi in corso, riducendo il proprio ruolo politico e istituzionale a quello di chiassosa gran cassa di risonanza dei legali del Cavaliere. Vorrebbe dire che Silvio Berlusconi non ha argomenti e prove processuali per dimostrare la propria innocenza, e necessita di piazze schiamazzanti come cortine fumogene per distrarre l'attenzione e fare pressione sui giudici. Ma vorrebbe anche dire che il Pdl ormai non ha altro scopo politico che difendere Berlusconi, invece di costituire uno dei possibili protagonisti della stagione politica attuale e della legislatura che oggi si apre.
Confidiamo vivamente che la manifestazione di sabato 23 non sia tutto questo. per il bene del Pdl, prima ancora che per il bene dell'Italia.
 p.giovanetti@ladige.it
  Twitter: @direttoreladige

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