La burocrazia brucia le idee (a fuoco lento)
Dieci anni fa le aziende trentine erano affamate di spazi e nacque il progetto di ampliare l'area industriale di Ravina. Più o meno nello stesso periodo la Provincia si accordava con lo Stato per dare il via a un vorticoso scambio di immobili e progettare una grande caserma fra Trento e Mattarello. Parte da allora la decisione di espropriare dieci ettari di campagna in Destra Adige e altri 27 in località San Vincenzo per i militari. Solo per gli espropri la Provincia ha speso qualche decina di milioni di euro dando l'ennesimo colpo di spugna alla già asfittica agricoltura cittadina. Ora, due lustri più tardi, a Ravina i lavori stanno per partire, anche se ormai sono più le aziende che abbandonano l'attività che quelle che chiedono capannoni. A Mattarello invece i lavori erano partiti ma sono bloccati da anni, perché non è più il tempo di investire così tanto denaro nel mega progetto dell'esercito.
Tanta campagna pregiata cancellata dalla valle, intere famiglie costrette a reinventarsi un'attività, un patrimonio di soldi pubblici congelati. “Capolavori” che hanno un responsabile di nome burocrazia. Un mastodonte che impiega anni per decidere e finisce per rendere irrimediabilmente fuori tempo, dunque spesso dannose, le scelte della politica, buone o cattive che fossero state nel momento in cui furono prese.