Vendemmia, propaganda e buona politica
G entile Direttore, probabilmente è nel dna della Lega Nord quello di fare un azione e contestare la stessa. È stato così per il «porcellum» apostrofato con questo nome dallo stesso che l'aveva proposto. Ma non è del porcellum che le vorrei parlare, bensì dell'articolo del senatore Divina, apparso sull'Adige lunedì 23 ultimo scorso.
Al senatore Divina andrebbero ricordate due cose.
Innanzitutto che un senatore della repubblica dovrebbe impegnarsi a modificare una legge che ritiene ingiusta, quale appunto quella che regolamenta i lavori agricoli come per esempio la vendemmia, facendo in modo che non siano parificati i proprietari di limitati appezzamenti che ricorrono ad amici o parenti per la raccolta della poca uva a chi invece coltiva la campagna per professione o che comunque integra in maniera significativa il proprio reddito (e che in alcuni periodi dell'anno danno lavoro ad un discreto numero di persone).
Un senatore della repubblica non dovrebbe quindi richiamare al buon senso chi, per garantire il rispetto delle leggi, esercita le dovute azioni di controllo, ma dovrebbe invece impegnarsi in prima persona ad elaborare ed approvare regolamenti attuativi con il «buon senso» del padre di famiglia.
L'invito del senatore Divina, rivolto ai vertici provinciali, a non usare questo strumento per far cassa mi lascia alquanto perplesso poiché credo che il senatore sappia che i controllori dell'Inps dipendono direttamente dallo Stato e nulla hanno a che vedere con gli uffici del lavoro che dipendono invece dalla Provincia.
Risulta così evidente che, a poco più di un mese dalle elezioni provinciali, fa comodo lanciare messaggi di questo tipo (che per l'opinione pubblica in senso lato sono di dubbia interpretazione perché non a conoscenza diretta della materia); dovere di un bravo senatore sarebbe invece quello, come già ricordato, di lavorare anticipando i problemi con modifiche delle leggi ritenute sbagliate.
Francesco Moscatelli - Mori
Purtroppo non appartiene solo al senatore Divina e alla Lega Nord e il deprecabile vizio di fare propaganda in tempi di elezioni strumentalizzando fatti realmente accaduti. Così è per Divina quando richiama i vertici provinciali «a non voler fare cassa sulle tradizioni della vendemmia» (chi? quando? come?), così è per i tanti suonatori di grancassa che di questi tempi sparano a più non posso, perché privi di argomenti seri e fatti concreti da proporre agli elettori.
La buona politica, come la buona amministrazione, si caratterizzano infatti per mettere in atto azioni e provvedimenti che contribuiscono a risolvere il problema. Non certo per strombazzamenti un tanto al chilo, o slogan triti e ritriti, o generiche accuse tanto altisonanti quanto vuote di costrutto o di controprova. Anche questo è un segno della decadenza in cui è sprofondata la politica. Perché, è vero che di promesse si sono riempite tutte le campagne elettorali, per buona parte mai mantenute. Ma solitamente si aveva il pudore di non sparare nel mucchio, così per far sentire che si esiste, o per legittimare la propria corsa elettorale (in questo caso non riguarda il senatore Divina, ma il suo partito forse sì).
Del resto la stessa Lega Nord per decenni ha chiesto il voto in nome (cioè contro) «Roma ladrona». E poi si è visto chi a Roma era ladrone.
p.giovanetti@ladige.it