Fattore B., Costituzione e l'infame attacco ai 5 giuristi
Non so dire se l'unica intesa del governo delle «larghe intese» sia l'inganno. Di certo l'unico governo possibile oggi con il parlamento eletto dagli italiani otto mesi fa è questo, perché altri (numericamente e politicamente) non sono possibili. Il governo delle cosiddette «larghe intese» è anche l'unico praticabile nella prossima legislatura se non si cambia la legge elettorale. E per modificare la legge elettorale occorre un accordo «di larghe intese». Non la si modifica, così, perché una parte la vuole modificare
Gentile direttore, in questo Paese sembra che non ci sia niente di condiviso, anzi la forza del berlusconismo è diventata talmente devastante da rendere spesso condivisibile solo l'illegalità e la furbizia. Con un governo definito della larghe intese, sempre più risulta evidente che l'intesa riguarda solo l'inganno, il sottinteso, il far finta di... Gli esempi ormai non si contano più. Il premier Letta va dicendo che il ventennio berlusconiano è finito, mentre sanno tutti che Berlusconi gli ha dato la fiducia. Perché il suo voto, in contraddizione con quello che da giorni andava spifferando in giro contro il parere di parte dei suoi, non è stato rifiutato?
Purtroppo anche il Pd ritiene che il berlusconismo si deve sconfiggere solo col voto. I candidati non dovrebbero però essere dei pregiudicati. Non occorre essere costituzionalisti per dire che l'onestà è un prerequisito della democrazia, per cui non c'è voto che possa rendere impunito chi delinque. Se cade questo presupposto, siamo all'anarchia. Tutti, se condannati ed eletti in una delle tante istituzioni, potrebbero dire di sentirsi perseguitati. È grave allora che non si sentano voci autorevoli del mondo della cultura, dei giovani, ma soprattutto dei giornalisti che denunciano come contrarie al vivere democratico convinzioni di questo tipo. Per finire, che si voglia cambiare la Costituzione partendo dall'art. 138, sulla base delle indicazioni dei cosiddetti «saggi», cinque dei quali accusati di associazione a delinquere, corruzione e falso ideologico nell'ennesimo scandalo di concorsi universitari truccati, non può che farci capire che le strade antidemocratiche sono infinite, anche se meno spavalde e violente della non poi tanto lontana marcia littoriana su Roma.
Non so dire se l'unica intesa del governo delle «larghe intese» sia l'inganno. Di certo l'unico governo possibile oggi con il parlamento eletto dagli italiani otto mesi fa è questo, perché altri (numericamente e politicamente) non sono possibili. Il governo delle cosiddette «larghe intese» è anche l'unico praticabile nella prossima legislatura se non si cambia la legge elettorale. E per modificare la legge elettorale occorre un accordo «di larghe intese». Non la si modifica, così, perché una parte la vuole modificare.
Per vent'anni questo paese si è diviso fra berlusconismo e antiberlusconismo. Ognuna delle due fazioni aveva le sue buone ragioni per praticare la rispettiva fede. Il risultato di questi vent'anni di «guerra civile» è sotto gli occhi di tutti: il disastro. Continuare la guerra civile sulle macerie, per quanta ragione si possa avere, è suicida. Ma ancor più è inutile, perché da ambo le parti si troveranno dei «resistenti» che, come i soldati giapponesi a guerra finita, continueranno a sparare senza più neanche sapere il perché. E non si arriverà mai al dopo, chiudendo una pagina di questo nostro martoriato paese per aprirne finalmente un'altra.
Del resto nel dopoguerra le divisioni fra cattolici, liberali e comunisti erano assai più grandi di quelle di oggi, eppure riuscirono a scrivere insieme la Costituzione. E sì che si lavorava fianco a fianco tra filo-americani che avevano appena sganciato le bombe di Hiroshima e sodali di Stalin, con tutto il po' po' di decine di milioni di morti che il «padre della patria» aveva sul groppone.
Eppure è nata la Costituzione, che alcuni dicono «la più bella del mondo». Costituzione che, come tutte le leggi, dopo più di 60 anni forse di qualche ritocco necessita. Ora, l'unico modo democratico per cambiare la Costituzione è la procedura stabilita dall'articolo 138. E se i costituenti hanno previsto un articolo per «la revisione della Costituzione» vuol dire che anche loro si rendevano conto che avrebbe avuto bisogno di «revisione» con gli anni, e non era «intoccabile».
Quanto all'infame attacco scagliato contro cinque giuristi, scelti appositamente fra le decine e decine di professori universitari finiti sotto inchiesta anni fa in un fascicolo giudiziario dormiente da lungo tempo in uffici polverosi, e individuati scientemente perché membri del gruppo dei «saggi» chiamati a studiare possibili modifiche alla Costituzione, tale atto è talmente spregevole e al di fuori di ogni civiltà giuridica e umana, che non merita commenti. Semmai il volgare utilizzo della vicenda da parte di sedicenti difensori della Costituzione, la dice lunga sull'utilizzo strumentale che si sta facendo della Costituzione per fini politici da parte di gruppi e gruppuscoli estremisti, e dei loro giornali di riferimento. Per non parlare dei magistrati prezzolati che, invece di fare il loro dovere e concludere l'inchiesta, hanno pensato bene di selezionare i nomi degli indagati e passarli alla stampa fiancheggiatrice. Metodi da Gestapo o da Kgb, che con la Costituzione italiana non hanno nulla a che vedere.
p.giovanetti@ladige.it