Un’esperienza unica

Oggi ho voglia di parlarvi dell’esperienza che ho vissuto lo scorso anno, durante la mia prima stagione in serie A. Ricordo molto nitidamente il momento in cui mi è stato comunicato l’interessamento di San Giustino: ero in riva al mare assieme ai miei amici agli inizi di luglio. Nel pomeriggio squilla il cellulare e leggo il nome della mia procuratrice

di Andrea Coali

Oggi ho voglia di parlarvi dell’esperienza che ho vissuto lo scorso anno, durante la mia prima stagione in serie A. Ricordo molto nitidamente il momento in cui mi è stato comunicato l’interessamento di San Giustino: ero in riva al mare assieme ai miei amici agli inizi di luglio. Nel pomeriggio squilla il cellulare e leggo il nome della mia procuratrice. Erano gli ultimi giorni di mercato e io puntavo ad andare in una squadra di serie A2 per iniziare a fare esperienza, se non addirittura in B1. Rispondo e, incredulo, colgo al volo l’occasione: appena 20 giorni dopo sarei partito verso l’Umbria.

 

Successe tutto così velocemente che faticai abbastanza, sul momento, a rendermi conto di cosa avrebbe comportato un trasferimento a più di 400 km da casa. Per me, che ero sempre rimasto nella nostra felice isola trentina, significava andare per la prima volta a vivere da solo, lasciare per la maggior parte dell’anno amici e famigliari, cambiare radicalmente il modo di studiare, fare del mio sport un vero e proprio lavoro.


A queste preoccupazioni si aggiunse poi un problema fisico al ginocchio che mi portò ad affrontare un’operazione chirurgica a fine agosto, a preparazione fisica ormai iniziata. Fortunatamente riuscii a recuperare abbastanza in fretta e ad essere pronto poche settimane dopo. Certo è che le pressioni psicologiche iniziali, soprattutto per uno abbastanza emotivo come me, furono accentuate da questo evento.


A conti fatti, la scorsa stagione è andata abbastanza bene sia dal punto pallavolistico che da quello umano. “Pallavolisticamente” parlando, è stata un’esperienza molto importante per la mia carriera. Mi ha permesso di calcare i parquet più importanti d’Italia, di entrare a contatto con un livello esponenzialmente alto rispetto a quello a cui ero abituato, di giocare di fronte a migliaia di persone ed in diretta televisiva. Come giocatore poi sono cresciuto molto, sia tecnicamente che mentalmente.


Dal punto di vista relazionale ho avuto inoltre la fortuna di abitare con un compagno molto intelligente, studente come me, e quindi non è stato difficile entrare in sintonia. Il gruppo si è dimostrato poi molto accogliente e con alcuni compagni ho stretto legami abbastanza forti. Ma soprattutto ho conosciuto un sacco di persone esterne al mondo pallavolistico con cui ho condiviso diversi momenti. Oltre alle amicizie strette all’interno della squadra, ho stretto legami con ragazzi e ragazze del luogo che tuttora sento e la cui amicizia ho voglia di coltivare anche perché mi sono stati vicini nei momenti difficili dell’annata. Non è stato tutto rose e fiori ovviamente. Spesso ho sentito la mancanza di casa, dei miei amici. Ho sofferto abbastanza anche l’adattamento al nuovo impegno richiesto, soprattutto nel periodo intermedio della stagione: sentivo che mi mancava del tempo per dedicarmi ad altro, per studiare, per svagarmi. E a questo non ero abituato.


Quello che conta è però che questa esperienza mi ha permesso di crescere soprattutto come persona: interfacciarmi con un contesto completamente nuovo, relazionarmi con persone molto diverse da me sotto tanti punti di vista, mi ha aiutato ad aprire i miei orizzonti e ad aumentare la mia capacità di stare in gruppo.


Oggi sono al mio secondo anno ad alto livello, ma il contesto di vita è completamente cambiato poichè, essendo vicino casa, posso permettermi di farvi ritorno più spesso e di gestire meglio anche le altre mie attività. La cosa sicura è che, nel bene e nel male, aver accettato l’offerta di quel luglio è stata una delle cose migliori che io abbia mai fatto in vita mia e se tornassi indietro la ripeterei sicuramente. Anche a chi studia o comunque a chi dovesse capitare un’occasione del genere anche in altri sport, consiglio di mettere da parte dubbi e paure e “prendere la palla al balzo”: un’esperienza così non è mai tempo buttato, ma è vera e propria scuola di vita. 

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