Dare fiducia per necessità

Pur con tutti i limiti del personaggio (e questi dieci giorni ce ne hanno dato ampia prova), pur con i limiti di tale compagine di governo (basta vedere la lista dei ministri e i condizionamenti degli azionisti di maggioranza per rendersene conto), pur nutrendo il giovane premier presuntuosamente l’idea di fondo che l’Italia si possa governare come un Comune con un sindaco sveglio e una giunta che gli sta dietro, dobbiamo tutti augurarci che stavolta si faccia sul serio. Che il colpo venga assestato, e la macchina possa ripartire. Matteo Renzi con questo governo si gioca tutto. E noi italiani con lui

di Pierangelo Giovanetti

Se dal cilindro di Matteo Renzi, il più giovane primo ministro della storia italiana, ci si aspettavano effetti speciali, questi non ci sono stati. Tante donne, senza dubbio. Mai state così tante le ministre in un governo italiano. Tantissimi giovani: l’età media è la più bassa dell’infinita serie dei gabinetti di Palazzo Chigi. Sindaci a più non posso: piuttosto che una compagine ministeriale la lista pare un’assemblea dell’Anci. E tanta, tanta furbizia politica: bersaniani e dalemiani quanto basta per ottenere la fiducia degli ostili parlamentari del Pd (nominati quasi tutti da Bersani&company); copertura sul fronte Alfano-Casini (un bel pezzo dei voti della fiducia viene da lì); e una strizzatina d’occhio all’elettorato grillin-movimentista, travagliesco, con scelte mirate come la calabrese Maria Carmela Lanzetta, ex sindaco anti-mafia, cameo del pantheon ideale di Pippo Civati.


Indubbiamente ci si poteva aspettare di più: sia per grado di innovazione dei ministri, sia per spessore e caratura internazionale, sia per personalità e capacità di contrastare i potenti mandarini della burocrazia ministeriale che si opporranno a qualsiasi cambiamento. Un mix di molti perfetti sconosciuti, tutti da scoprire - nel bene e nel male - quando inizierà il voltar pagina.


Sorvoliamo sulla copertura geografica, dove spicca lo sbilanciamento dei  territori rappresentati, con un’area come il Nord Est, locomotiva del Paese, totalmente sguarnita di rappresentanti. E per i trentini la beffa di avere come riferimento per l’Autonomia speciale un ministro della Locride.
Detto questo, il governo che oggi giura al Quirinale e lunedì chiederà la fiducia al Senato, è l’unico governo possibile che possa provare a cambiare le cose in profondità.

 

Se non ci riesce questo, non c’è piano B né ruota di scorta. Più che un consiglio dei ministri è la giunta del sindaco. Tutto ruota attorno al Primo cittadino degli italiani. Se fallisce, se Matteo Renzi non ce la fa a dare la svolta al Paese, non c’è più il «ritenta, sarai più fortunato»: l’Italia è irrecuperabile.

 

Se non per convinzione, a Matteo Renzi stavolta bisogna dar fiducia per necessità. È un azzardo, non ci piove. Con tutta una serie di incognite, compresa quella di aver abolito il ministero per l’Europa alla vigilia del semestre europeo, nell’ansia di snellire le poltrone come forse solo De Gasperi aveva fatto. Può essere lo scossone di cui l’Italia ha grande bisogno. Può essere lo choc salutare che dà un taglio netto alle tasse sul lavoro spostandole sulle rendite e tagliando la spesa pubblica.
Può essere il motore di riforme decisive, non solo quelle istituzionali (elettorale, abolizione del Senato e modifica del Titolo V) già avviate con l’accordo bipartisan, ma anche quelle comunque attese e necessarie come il lavoro (contratto unico per tutti e flexibility alla danese) e la giustizia (un paese civile non può avere tre gradi di giudizio su tutto e processi lunghissimi per raggiungere la prescrizione).


Certo, ha ragione Bertolt Brecht a ritenere felice un Paese che non ha bisogno di eroi. Ma l’Italia da tempo non è più, purtroppo, un Paese felice. Pur con tutti i limiti del personaggio (e questi dieci giorni ce ne hanno dato ampia prova), pur con i limiti di tale compagine di governo (basta vedere la lista dei ministri e i condizionamenti degli azionisti di maggioranza per rendersene conto), pur nutrendo il giovane premier presuntuosamente l’idea di fondo che l’Italia si possa governare come un Comune con un sindaco sveglio e una giunta che gli sta dietro, dobbiamo tutti augurarci che stavolta si faccia sul serio. Che il colpo venga assestato, e la macchina possa ripartire. Matteo Renzi con questo governo si gioca tutto. E noi italiani con lui.


p.giovanetti@ladige.it / Twitter: @direttoreladige

comments powered by Disqus