Le mamme premiano Cavalese e bocciano Tione

Dino Pedrotti

In questi giorni i giornali sono pieni di notizie riguardanti sia la prevista eliminazione del punto nascita di Tione sia la minaccia di chiusura anche per Cavalese. Ho scritto (l’Adige 10.7) che “tutti parlano a favore di madri e nascituri, da parte di chi vuole abolire i piccoli punti nascita, ma anche di chi li vuole mantenere tutti”. Ci sono alla base molte emozioni, ma soprattutto eccessivi campanilismi, interessi elettoralistici, difesa dell’istituzione in sé e per sé… Vorrei qui mettere in evidenza un aspetto molto obiettivo, perché basato su “numeri” che testimoniano i reali interessi di una comunità per il proprio ospedale.

Per tre decenni ho lavorato curando la qualità delle cure da prestare ai neonati trentini in ogni ospedale, sulla base di continue verifiche di efficacia ed efficienza. Ho seguito fin dai primi anni Settanta la Neonatologia trentina e fin da allora gli ospedali di Borgo, Tione, Cavalese registravano bassi numeri di nati. Tutti e tre erano ospedali di vallata con un bacino di utenza ben delimitato.

La storia del punto nascita di Borgo finisce col 2005, proprio perché il numero dei nati era sceso a meno di 200 in un bacino che arrivava a 400 possibili utenti. Nel 2005 erano andate a Trento ben nove su dieci madri del Tesino (la località più distante da Trento).

La storia di Tione (bacino di quasi 400 nati all’anno) è stata positiva fino agli anni Novanta (1980 = 90% dei nati nelle Giudicarie; 1990 = 100%), per poi calare a due terzi degli utenti (1995 = 67%; 2005 = 67%; 2010 70%) e sprofondare poi negli ultimi anni al 56% nel 2011-12 e al 50% nel 2013. Le mamme delle Giudicarie non si fidano del loro ospedale ed è indifendibile un provvedimento di chiusura per una struttura in cui sono nati appena 178 neonati nel 2013 (uno ogni due giorni, e ancora meno nel 2014!)...

La storia di Cavalese è molto diversa. Partito male negli anni Settanta (55% dei nati in Fiemme-Fassa), ha poi registrato sempre valori ottimi per il suo bacino di utenza, tra il 90 e il 110% dei nati nelle due vallate. Nascono pochi bambini, sui 300 all’anno, ma praticamente tutte le mamme utilizzano il “loro” ospedale. Un ospedale dove si può ancora investire, perché è promosso dalla popolazione.

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