Gianni Bort in Corea del Nord: ora si dimetta

di Pierangelo Giovanetti

Caro direttore, sta facendo discutere la visita ufficiale in Corea del Nord - una delle peggiori dittature esistenti al mondo - del segretario della Lega Nord Matteo Salvini insieme ad Antonio Razzi, eletto deputato per l'Italia dei Valori di Di Pietro e poi passato al centrodestra a sostenere Berlusconi.
Adesso scopriamo che nella delegazione dei politici italiani, immortali nella foto di rito con il Presidente dell'Assemblea suprema del popolo della Corea del Nord, c'era anche il «nostrano» Gianni Bort, evergreen della politica e dell'Unione Commercio, appena eletto Presidente della Camera di Commercio. Era lì a nome della Camera di Commercio di Trento? Era in appoggio alla sistematica politica di violazione dei diritti dell'uomo della Corea del Nord? O per promuovere le esportazioni trentine in uno Stato sotto embargo?
Anita Pedrotti
 


La prima uscita pubblica ufficiale di Gianni Bort, fresco fresco di nomina a Presidente della Camera di Commercio di Trento, è stata la Corea del Nord, la spietata dittatura militare asiatica che - secondo Human Rights Watch e Amnesty International - vanta un livello di rispetto dei diritti umani fra i più bassi del mondo e una popolazione segnata dalla fame e dalla miseria.
Retta da un totalitarismo di stampo stalinista, ereditario di padre in figlio dal 1948, che si distingue per il dominante culto della personalità del dittatore e le continue minacce nucleari rivolte verso il mondo occidentale, la Corea del Nord è un Paese notoriamente isolato e isolazionista, che non ha import-export. Gianni Bort, in questo viaggio «di alto profilo», era al seguito di personaggi come l'onorevole Razzi, noto alle cronache oltre che per i continui passaggi di sponda politica e gli equilibrismi voltagabbana, anche per le uscite da statista quando ha paragonato la Corea del Nord alla Svizzera, in quanto «le strade sono belle e molto pulite, ed è la nazione più sicura che conosca».
Purtroppo la visita di Bort a Pyongyang non è stato un «viaggio di piacere», visto l'accoglienza da «capi di stato» riservata alla delegazione, con tanto di foto ufficiale di regime con il Presidente dell'Assemblea suprema del popolo Kym Yong-nam e la consegna di una lettera destinata al lider maximo Kim Jong-un.
Chiedersi cosa ci facesse lì in mezzo Gianni Bort con quella combriccola, a fianco dei massimi rappresentanti di una dittatura spietata, non solo viene spontaneo ma è dovuto: Bort a questo punto deve dare una spiegazione ufficiale. Il primo atto del neoeletto Presidente della Camera di Commercio è una visita ad una dittatura, omaggiando i suoi vertici spietati: a qual fine? Con quali obiettivi? Con quali strascichi negativi per il commercio e l'export trentino, visto che la Corea del Nord è sulla lista nera internazionale?
E poi, un Paese che non ha import-export, ha senso essere la prima meta di viaggio di un Presidente della Camera di Commercio? E soprattutto: Gianni Bort ha portato alle autorità coreane la presa di distanza totale, a nome del Trentino e della popolazione trentina, di fronte alle sistematiche violazioni dei diritti del regime di Pyongyang? Dalle sorridenti e paciose fotografie di regime, distribuite dall'agenzia di Stato, non pare proprio.
A questo punto, una obbligata e dettagliata giustificazione forse non basta. A questo punto forse sono necessarie immediate dimissioni da Presidente della Camera di Commercio di Trento. Per indegnità di rappresentanza del Trentino nel mondo.
 p.giovanetti@ladige.it

 

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