Insulti e inciviltà del confronto online

di Pierangelo Giovanetti

Egregio Direttore, da qualche mese seguo la vostra pagina Facebook perché mi interessa partecipare a discussioni sulla città e sulla Provincia: un modo piacevole per scambiarsi opinioni, pensieri e idee, anche fra sconosciuti.
A volte però, fra un articolo di cronaca ed una notizia simpatica e divertente, succede che la discussione non sia così serena o interessante, ma che venga inquinata dalla presenza di persone che non hanno intenzione di sostenere una conversazione costruttiva, ma semplicemente di scaricare sulla pagina le proprie frustrazioni.
Fin troppo spesso i commenti dei frequentatori della pagina scadono nell'aperta ed esplicita intolleranza verso il diverso, soprattutto in occasione di post che riguardano Rom e immigrati da paesi extra Ue: cascate di facili generalizzazioni, di classificazioni in base alla razza, in alcuni momenti si è assistito alla pubblicazione di messaggi e immagini inneggianti a Hitler ed alla «soluzione finale».
In casi molto espliciti la redazione ha provveduto ad eliminare interamente le discussioni più violente, molte altre, invece, campeggiano integralmente sulla pagina in questione: è il caso della discussione relativa allo spostamento dei profughi da Marco di Rovereto a Trento.
Ma eliminare la discussione è una vera soluzione? Non è pensabile e nemmeno corretto che la redazione cancelli integralmente i post con relativi commenti: la presenza di maleducati e razzisti non può e non deve negare ad altri la possibilità di avere educati e anche duri scambi di opinione. È sufficiente esplicitare norme di frequentazione della pagina quali, ad esempio, la cancellazione di interventi offensivi e gratuitamente volgari nei confronti di chicchessia. Chi gestisce la pagina non può permettersi di abbandonare la discussione al suo destino: dovrà necessariamente applicare tali regole per garantirne la qualità.
In questo modo, l'aspirante dittatore si vedrà cancellare sistematicamente i propri interventi sopra le righe e avrà solo due possibilità: o cambiare modalità di comunicazione o abbandonare la pagina, lasciando in pace gli altri frequentatori.
Salvatore Leo
Membro attivo di Trentino Punto A Capo



 


L a civiltà del dibattito fra posizioni diverse non è un problema solo della rete, dei blog online e di Facebook. Purtroppo la degenerazione del confronto, con insulti, frasi offensive, grida ed epiteti è visibile anche nei talk show televisivi. Anzi, spesso è alimentata ad arte, per fare - come si dice - «audience», anche se in realtà ormai finisce per creare solo rigetto e repulsione da parte dello spettatore.
È vero, comunque, che si è imbarbarito il confronto, mostrando l'incapacità sempre più diffusa di ragionare pacatamente, sapendo portare le proprie argomentazioni, mostrando il proprio dissenso e contrarietà se necessario, ma il tutto dentro un clima di rispetto e di accettazione dell'altro, di chi ha un'idea diversa, o addirittura sostiene il contrario di quanto noi andiamo affermando.
Sull'Adige diamo grande spazio al dibattito e ai lettori. Tutti i giorni ospitiamo due o tre pagine di lettere dei lettori. A tutti però chiediamo il rispetto dell'altro e l'assenza di violenza, anche verbale, negli scritti. Va detto che negli anni - aiutato anche dal fatto che le lettere pubblicate devono essere tutte firmate per esteso e indicare recapito e riferimento telefonico - il tono del confronto si è alzato di livello, ed è dentro una civiltà di rapporti che deve caratterizzare sempre il libero confronto delle idee. E questo avviene anche perché lettere anonime, o con contenuti offensivi o incitanti al razzismo e alla violenza, o con istigazione all'odio, vengono sistematicamente escluse. Anzi, si escludono da sole.
Diverso è il caso di internet. Sul nostro sito www.ladige.it arrivano oltre 400 commenti al giorno (in questi giorni con la vicenda di Daniza, anche 600). Questi vengono tutti filtrati prima di essere messi online, e ciò porta anche a ripetute proteste da parte di chi si vede escluso dal dibattito per i toni esasperati del suo commento, per i contenuti passibili di denuncia, per le frasi calunniose o insinuanti, che porterebbero soltanto ad una crescita esponenziale delle controversie giudiziarie, facendo scadere il tono del confronto.
Diverso è il caso della pagina Facebook dove - come per ogni pagina Facebook - l'intervento del moderatore può essere soltanto successivo, non preventivo alla pubblicazione. Non appena notiamo che il dibattito prende una piega violenta o inneggiante ai totalitarismi di ogni sorta, o ai fanatismi razzisti, od altro, interveniamo immediatamente rimuovendo i contenuti eccessivi, o addirittura chiudendo il forum di dibattito. Non sempre, però, si riesce ad intervenire in tempo, perché questo richiederebbe un monitoraggio continuo, giorno e notte, impossibile da effettuarsi.
Fondamentale, allora, se si vuole che uno strumento così importante di discussione e di scambio di opinioni come i forum e i blog sul sito dell'Adige o sulla nostra pagina Facebook possano continuare è la collaborazione di tutti i partecipanti a rispettare le idee degli altri, e a controllare se stessi e il proprio impulso emotivo nello scrivere e nel commentare. Ossia serve che tutti i partecipanti usino la testa, e non solo le viscere nell'intervenire sulle varie questioni.
L'Adige ha un preciso codice etico, che viene anche ricordato periodicamente sul sito, e che va rispettato. Se queste regole basiche di tolleranza e democrazia vengono rispettate, c'è spazio per tutti e per tutte le idee (sempre nel rispetto della legge vigente e del buonsenso). Altrimenti dovremo sempre più restringere i filtri di messa in rete (o di mantenimento in rete) dei commenti e dei forum. Con grande nocumento di tutti.
A volte basta solo un po' di educazione. Come peraltro anche nella vita.
p.giovanetti@ladige.it
Twitter: @direttoreladige

comments powered by Disqus