L'Italia e l'uso strumentale dei fatti
Oggigiorno notizie e fatti vengono messi sottovuoto, avvitando con forza i coperchi di ipotetici barattoli che si vogliono stagni. Dopo anni di conservazione, e ormai divenuti insipidi, o peggio avariati, questi «fatti» vengono dati in pasto alla folla ... ma paiono scaturire da coscienze sottovuoto, e quindi a rischio botulino. A rischio intossicazione. Lettori e «fruitori», di conseguenza, rischiano di avere non tanto informazioni, ma di essere vittime di un apriscatole che fa uscire strane fermentazioni dai contenitori oramai violati!
Infatti, dopo venti, trenta o cinquant’anni di conservazione, cambiati i gusti, mutata la situazione generale, siamo costretti a tornare a «fatti» che non sono cronaca, ma ci vengono propinati! Succede che una generazione sconti, l’altra attenda ed infine, prescritto il reato, il morto venga condannato... E il dubbio sul futuro cresce.
Corado da Caoriana - Fiemme
Si potrebbe fare un lungo elenco di questi «fatti» tenuti in scatolette al supermercato dei media, di informazioni che vengono aperte al momento opportuno e poi propinate per inquinarne la percezione, invece che per chiarirla. La vicenda di Ali Agca che ha «riaperto» l’attentato al Papa nel 1981, con l’inopinato ritorno del «lupo grigio» in San Pietro, ne è un esempio. È una «scatoletta» che ne comprende altre - come una matrioska - e che, rispolverando il «terzo mistero» di Fatima (la Chiesa tradita dai chierici) consente di trasformare il vecchio attentato a Giovanni Paolo II in un nuovo attacco a papa Francesco, ormai entrato nel mirino degli ambienti iper-liberisti che non amano il suo richiamo al «bene comune» e criticano la più recente dottrina sociale della Chiesa.
Nel mirino finisce anche l’economista Stefano Zamagni, molto noto a Trento, sostenitore dell’economia civile (rispetto al mercato sfrenato) e vicino al mondo della Cooperazione (Sul sito «Settimo cielo» di Sandro Magister è possibile farsi un’idea di tutto ciò).
Un’altra scatoletta che viene periodicamente riaperta è quella di Chico Forti, il trentino condannato negli Usa. Anche di fronte a nuovi elementi di innocenza c’è sempre chi ripropone vecchie versioni della sua storia per farla ripiombare nella colpevolezza. Solo casualità?
Più vicina la vicenda dell’orso Daniza. Ogni volta che sembra archiviata per raggiungere una pacificazione, un «reset» che consenta di ripartire dopo la serie di equivoci ed errori seguiti all’aggressione e alla sua morte, la storia viene riaperta, con nuovi particolari che è ormai impossibile verificare, tanto che la gente non ci capisce più nulla. (L’uomo aggredito si nascondeva? Stava allontanandosi? Voleva fotografare i cuccioli?). E poiché nessuno ci capisce più nulla, tutti si riconfermano nei loro pregiudizi. L’informazione delle scatolette serve appunto a questo: non a portare nuovi elementi di verità, ma a consolidare i pregiudizi. Anche i recenti «black out» anti Tav alla stazione di Bologna vengono subito assimilati al terrorismo «nero» della strage di Bologna. Ma è proprio così?
Ora viene addirittura preannunciata una legge sui «Misteri d’Italia» e c’è quindi da stare sicuri che i prossimi anni saranno all’insegna delle recriminazioni su ciò che la Storia ha già superato, invece che di un nuovo patto necessario per la convivenza e il lavoro.
L’impressione è davvero che si aprano le scatole delle notizie per mettere «sotto vuoto» le coscienze critiche. Se a questo si unisce il nuovo totalitarismo mediatico per cui ciò che va «on-line» (posta elettronica, accessi a internet, telefoni) è destinato a rimanervi «in aeternum» e quindi ad essere sempre ripescato quando si riavvisa l’occasione più propizia per eliminare un avversario, fare un processo, o conquistare una posizione di potere, ci si rende conto che l’uomo (libero?) nel labirinto informatico, rischia davvero di finire soffocato. Molti rivendicano il «diritto all’oblio», che però farà la risibile fine della privacy: fumo negli occhi.
Cosa potrà salvarci? La «Parola», innanzitutto, da uomo a uomo, da uomo a donna, da donna a donna. E poi la capacità di lettura critica di ciò che accade. È la sfida cui è chiamata in prima persona la scuola, che dovrà insegnare un po’ più le materie che aiutano a pensare (letteratura, storia, arte, latino, filosofia, matematica …) piuttosto che attingere al precotto informatico. Alle scatolette sugli scaffali della rete, a rischio botulino.