Liberiamo gli animali dal circo
Caro De Battaglia, giro a «Sentieri» una lettera dei bambini della mia classe pregandola di prendere a cuore la loro richiesta.
«È la classe seconda di Pietramurata che scrive. Vorremmo richiamare la sua attenzione sulle condizioni degli animali nei circhi: tigri, leoni, scimmie, elefanti sono costretti, con metodi di addestramento brutali, a fare dei numeri per il divertimento del pubblico pagante. Andando al circo si rimane avviliti nell’assistere a simili spettacoli. Quale messaggio educativo ne possiamo ricevere? Non sarebbe bello un circo senza animali? Un cordiale saluto e auguri per un sereno Anno Nuovo».
Riccardo Ianniciello (Per la II Classe - Pietramurata)
Cari ragazzi, due cose per incominciare. La prima è un «grazie» per i vostri auguri, che estendo a tutti lettori dell’Adige. È bello iniziare un anno che sarà importante, come il 2015, contando sugli auguri di ragazzi che si preparano a diventare uomini e prendono a cuore la sorte degli animali. Perché gli animali sono il simbolo di una armonia che gli uomini devono ritrovare fra loro, e non potranno ritrovarla se prima non rispetteranno gli animali e la natura, in quella casa comune che è la terra. La seconda è che da ragazzo, devo confessarlo, quando ero come voi, mi piaceva il circo con gli animali. Allora, tanti anni fa, il circo era l’unica occasione per poter vedere gli animali da vicino: il leone, la tigre, chi sapeva come fossero? Tigri e leoni c’erano solo sulle figurine e nei romanzi di Salgari (lo leggete ancora?). E i cavalli montati dai cosacchi si seguivano solo attraverso il libro su Michele Strogoff, il Corriere dello Zar … Quante cavalcate nella steppa con la fantasia, prima di vedere i volteggi dei cavallerizzi «cosacchi» sulle piste del circo. Gli elefanti, poi, era quasi impossibile anche immaginarli. Ma proprio gli elefanti, tristi nelle loro catene, ci hanno fatto capire che gli animali andavano liberati dal circo. Anche perché, guardando Dumbo, il cartone animato (dite al maestro di mostrarvelo) avevamo visto la mamma dell’elefantino con le lunghe orecchie piangere perché l’avevano allontanata dal suo piccolo, e tutti volevamo che fosse liberata.
Credo sia stato proprio Dumbo, per primo, a farci capire che non era giusto tenere gli animali al circo. E poi gli sguardi delle bestie, che non erano da «belve», ma da libertà imprigionata, un po’ come ci sentivamo noi quando venivamo sgridati, o puniti restando a casa, invece di poter andare a giocare con i compagni. Quanta voglia di libertà. Sentivamo gli animali prigionieri come compagni che ci capivano meglio degli adulti.
Allora il circo era uno spettacolo molto popolare, vi andavano anche i grandi. Molti vedevano nel domatore la proiezione della loro voglia di potere, di comandare. (Adesso, invece che andare al circo, tanti vanno in politica!). Per questo, per mostrare che comandava, il domatore raddoppiava i colpi di frusta. «Non sono frustate all’animale - ci diceva il papà per tranquillizzarci - sono schiocchi in aria». Ma noi non eravamo d’accordo, ci piacevano gli animali, non il domatore, volevamo vedere gli animali liberi, o almeno «saperli» liberi, perché intuivamo che anche gli animali hanno un’anima e che la libertà è «indivisibile». Si guadagna tutti insieme o si perde tutti insieme. «Quando Dio chiederà conto all’uomo - ha scritto un grande studioso della Bibbia, Paolo Debenedetti - di tutte le sofferenze e le violenze che ha inferto agli animali, sarà difficile per l’uomo discolparsi».
Non è facile, peraltro, il rapporto con gli animali. Anche voler loro troppo bene, costringerli alle nostre abitudini, chiuderli nelle nostre case, può diventare una forma di costrizione. Anche dal circo non basta «liberarli», ma una volta liberati occorre rispettarli, tutelare e difendere la natura e i parchi dove vivono. I bracconieri fanno razzia di elefanti e leoni «liberi» dell’Africa, i bracconieri (da non confondere con i cacciatori, non tutti con il fucile) ci sono anche sulle nostre montagne.
Danno gioia e ricchezza allo spirito gli animali. Sapere, ad esempio, che nei boschi del Trentino vivono tanti animali liberi - dal capriolo allo scoiattolo, dalla lepre al camoscio, anche all’orso - rende noi stessi più liberi quando entriamo in un bosco, perché sappiamo che la nostra è una libertà condivisa, non solitaria.
Occorre però essere bravi, comportarsi bene, non trasformare questa libertà in prepotenza: «Faccio ciò che voglio». No. E poi fuori dal circo devono andare non solo gli animali, ma anche voi ragazzi, fuori dai recinti e dai «circhi» che la società prepara per condizionarvi e sfruttarvi: dai videogiochi al tifo degli stadi … Uscite anche voi dal circo, con allegria, amicizia e buone passeggiate, nei boschi, almeno fino al Gaggio: quel luogo così bello proprio vicino a Pietramurata.