Essere più attrattivi e sviluppare alleanze
Università: il programma di Paolo Collini
È naturale pensare all'università come il luogo che deve dare ai giovani la formazione necessaria per accedere nelle migliori condizioni al mondo del lavoro e che produce conoscenza per l'innovazione del sistema produttivo. Sono funzioni molto importanti in un momento di crisi economica e di drammatica disoccupazione giovanile. Tuttavia, bisogna ricordare che la missione dell'università è molto più ambiziosa e importante: partecipare alla costruzione di una società socialmente e culturalmente più evoluta. Per realizzare il proprio fine l'università deve essere centro di attrazione di energie positive che, intorno alle attività di ricerca e formazione, alimentano la comunità scientifica e il territorio locale.
Queste energie si materializzano nelle persone che naturalmente si concentrano intorno ai luoghi più qualificati della produzione del sapere. Una buona università aggrega i ricercatori più capaci che formando gruppi di ricerca competitivi si aggiudicano finanziamenti esterni con i quali rafforzano la loro ricerca, creando un effetto moltiplicativo della loro capacità di attrazione di talenti e di risorse. Qualificate università attirano studenti di qualità che con il loro successo personale ne aumentano la reputazione e quindi l'attrazione. Senza la pretesa di fare paralleli improbabili, ricordiamo che W. Hewlett e D. Packard, che hanno segnato la nascita delle Silicon Valley in California, venivano dal Michigan e dal Colorado, ma si conobbero studenti all'Università di Stanford dove poi fondarono la loro impresa. La metà delle aziende della Silicon Valley sono nate da persone dell'università e la stragrande maggioranza di loro veniva da altri luoghi.Con il loro talento, la loro voglia di fare e la loro intelligenza, hanno rappresentato una enorme ricchezza che Stanford ha messo a disposizione del sistema locale e dei giovani di suo territorio,che all'università hanno così trovato un ambiente stimolante, una ricca rete di relazioni e studenti di diverse provenienze,con una straordinaria opportunità di crescita personale. Ma l'esempio non deve distogliere dalla vera finalità dell'università che deve dare un contributo indispensabile in tutti i campi della conoscenza, anche in quelli che semplicisticamente potrebbero non apparire utili per l'economia, perché una società consapevole, ricca di valori condivisi, culturalmente evoluta,è la condizione per uno sviluppo duraturo. Da questo ruolo propulsivo deriva l'esigenza dell'autonomia dell'università quale «motore» dell'innovazione in tutti i campi del sapere e a questo l'università deve dedicare i propri sforzi.
In un mondo globalizzato la capacità di attrarre energie che altrimenti andrebbero altrove è fondamentale. Ogni mese cinquemila giovani lasciano l'Italia e secondo il CENSIS altri tre milioni progettano di farlo: la capacità di attrarre (e quindi trattenere) è l'unica possibile risposta a questo fenomeno che rischia di uccidere il Paese. Questa sfida richiede investimenti nella ricerca di qualità, che l'indispensabile fattore di attrazione, e specifiche politiche per attirare studenti e ricercatori. Vuol dire valorizzare le persone che lavorano in università e i giovani che vi si formano, creando un ambiente fertile per lo sviluppo del pensiero critico e aperto alla scoperta delle personali inclinazioni. Significa essere consapevoli del ruolo che l'università ha nella società quale soggetto chiamato a formare le coscienze, le competenze e le capacità dei giovani che del domani saranno gli artefici. Per fare tutto questo è oggi necessario fare sistema,nel rispetto delle reciproche differenze, con altre università e istituzioni di ricerca con cui condividere gli sforzi, differenziare le specializzazioni, fare massa critica nella competizione, e cooperare con i soggetti del territorio che rappresentano i contesti culturali e produttivi che nella ricerca e nella formazione cercano linfa per lo sviluppo.
La sfida per l'Università di Trento è ora consolidare gli ottimi risultati raggiunti, rafforzare la propria attrattività, sviluppare alleanze e fare rete con altri che come noi affrontano la stessa sfida nel mondo globalizzato. La nostra università mobilita quasi 20.000 persone tra studenti, tecnici, personale, docenti e ricercatori, che sono un patrimonio per la comunità, non solo per le risorse economiche che portano con la loro presenza, ma soprattutto per l'enorme potenziale che incorporano. Dare ai giovani che studiano nella nostra università l'opportunità di vedere realizzato un futuro di soddisfazione personale e professionale non è solo un dovere nei loro confronti, ma è l'occasione per il Trentino per approfittare del loro valore. Siamo all'alba di una ripresa dell'economia e la crisi lascerà aperte molte opportunità e molti spazi che, se ben riempiti, potranno dare lo slancio che negli ultimi due decenni è mancato. Il Trentino dovrà fare i conti con un calo delle risorse finanziarie,ma potrà contare su un crescente patrimonio umano attratto e formato dalla sua università. La sfida per l'Ateneo è dunque rafforzarsi nell'essere «calamita» di persone e risorse e, per il territorio, saperne trarre il massimo vantaggio. L'Università di Trento è pronta ad affrontare questa sfida con l'orgoglio per i risultati raggiunti e per il suo ruolo nella comunità, forte della sua autonomia e con la piena consapevolezza della responsabilità che ne deriva.