Sellaronda Bike: l'eccezione dovrebbe essere normalità

di Zenone Sovilla

Domani alcuni passi dolomitici a cavallo delle province di Belluno, Bolzano e Trento saranno chiusi: ritorna l'appuntamento annuale con il Sellaronda Bike Day. Bello. Peccato che sia un po' un mondo capovolto: una volta l'anno o forse due, le strade d'alta quota sono aperte alle bicilette.

Nelle giornate rimanenti, frequentare, pedalando, gli angoli più affscinanti dei Monti Pallidi è un azzardo pericoloso. Vetture, camper e motociclette che sfrecciano incuranti a pochi centimetri da ciclisti coraggiosi al limite dal masochismo. Inquinamento acustico insopportabile, zaffate diesel a base di zolfo e particolato: benvenuti in vetta.

In un mondo non capovolto, l'eccezione annuale dovrebbe essere un Sellaronda Motor Day, idem per gli altri passi dolomitici (per la croncaca, domani chiudono un po' di ore soltanto Pordoi, Campolongo, Gardena e Sella). Se in questi anni si fosse coltivato un modello di business compatibile con la straordinarietà ambientale delle Dolomiti, nelle altre giornate estive le strade d'alta quota sarebbero soltanto il regno di chi va in bici e a piedi, supportato da un efficienze e redditizio sistema di trasporto, tra impianti a fune esistenti e minibus navetta (possibilmente elettrici).

Si tratta di un anello fondamentale per un salto di qualità fin qui impedito soprattutto dall'arretratezza delle classi dirigenti e di «interessi» economici locali. Non mi ripeterò qui sui principi di un modello commerciale alternativo per le nostre montagne e potenzialmente più vantaggioso per tutti, che porterebbe in quota più persone (fra l'altro motivate e interessate a rimanerci e a spenderci soldi), archiviando simultaneamente la schiera dei deturpatori ambientali.

Anche altre strade, se pure non si tratti di passi dolomitici, potrebbero giovarsi di una chiusura estiva nelle ore diurne, per svilupparne l'attrattiva turistica (e tutto l'indotto commerciale conseguente) nei riguardi di chi va in bicicletta. Basterebbe rifletterci un po' su...

Invece, passano gli anni e non cambia nulla, così come restano irrisolti alcuni nodi strategici delle reti ciclabili.

Benvenuti sulle Dolomiti patrimonio dell'umanità (che inquina).

 

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