La contessa lascia tutta l’eredità alla badante, inizia la battaglia in tribunale
Otto nipoti di Maria Malfatti hanno presentato querela con richiesta di risarcimento danni. L’avvocato Canestrini: «Non vorrei che dietro questa vicenda ci fosse un razzismo strisciante». Ascoltata la testimonianza di una decina di commercianti del centro di Rovereto
ROVERETO. Prima udienza davanti al gup Pasquali per la badante (in realtà il suo ruolo all'interno della casa era più ampio, ed è corretto parlare di governante) accusata di aver circuito la contessa Maria Malfatti spingendola, questa è la ricostruzione della procura, a nominarla sua erede universale. Erede di un patrimonio milionario fra beni immobili, mobili e denaro investito.
Un'udienza che si è conclusa con il rinvio. La giudice infatti dovrà decidere se accettare o meno la richiesta di costituzione di parte civile (che è accompagnata da una richiesta di risarcimento dei danni) di otto nipoti della contessa rappresentati dall'avvocato Claudio Malfer. Nipoti che hanno portato il testamento e la precedente procura generale firmati davanti al notaio dalla nobildonna anche davanti al giudice civile. Atti che per ora sono stati congelati. Il procedimento penale è nato dalla querela presentata dai parenti della contessa Malfatti che è stata quindi approfondita dal sostituto procuratore Viviana Del Tedesco e che ha portato alla formalizzazione dell'accusa di circonvenzione di incapace nei confronti della governante albanese.
Un particolare, quello della nazionalità, che secondo l'avvocato difensore della donna, Nicola Canestrini, non è secondario. «In questo procedimento viene messo in dubbio la possibilità che il patrimonio di una persona non possa non seguire la linea del sangue. Non vorrei che dietro a questa vicenda ci sia un razzismo strisciante, che il problema sia che una donna che la lasciato l'Albania per lavorare in Italia come governante , non possa ereditare una cifra considerevole che le è stata liberamente lasciata dalla donna di cui si era presa cura. Una donna sì anziana ma che nel periodo contestato era stata vista da pubblici ufficiali e medici legali che non avevano riscontrato nulla di anomalo in lei».
In particolare sarebbe emerso dalle indagini difensive, ossia che la contessa stessa ha chiesto ad uno psichiatra di essere esaminata prima di redigere testamento e procura generale. Una decisione che sarebbe stata presa per "blindare" le sue successive decisioni. E il professionista ha controfirmato la capacità dell'anziana nobildonna di prendere autonomamente le decisioni riguardanti il suo patrimonio.
Sempre nell'ambito delle indagine difensive sono state raccolte le testimonianza di una decina di commercianti e operatori del centro (la contessa abitava in un palazzo di via della Terra) che avrebbero raccontato, per quanto a loro conoscenza, del rapporto fra la contessa e la sua badante. Un rapporto dove sarebbe stata la prima ad avere il ruolo "forte" e non sarebbe quindi stata sottomessa (o circuita vista l'accusa che le viene mossa) da chi si prendeva cura di lei da qualche anno.
Tesi opposta quella degli eredi Malfatti che sono convinti che la contessa, morta nell'ottobre del 2023) non avrebbe deciso liberamente di nominare come sua unica erede la sua badante, ma sarebbe stata circuita e quindi portata a prendere questa decisione. Su questo dovrà decidere il tribunale nelle prossime udienze. Perché se c'è uno psichiatra che ha messo nero su bianco che la nobildonna era nelle condizioni di decidere liberamente per sé e per il suo denaro, dall'altra il consulente della procura - che ha analizzato il caso in base alla documentazione visto che quando ha iniziato a lavorare Malfatti era già morta - sostiene che la donna da tempo era affetta da un decadimento. Che avrebbe influite anche sulla sua capacità di decidere liberamente del suo patrimonio.