Pena di morte: papa, Chiesa e Trump divisi
Pena di morte: papa, Chiesa e Trump divisi
L’accettazione o meno della pena di morte - decretata, in punizione di gravi delitti, da un legittimo tribunale secondo la legge vigenti in uno Stato - vede il papa su posizioni ben lontane da quelle di Donald Trump ma, anche, da alcuni limitati settori della Chiesa cattolica.
Trump ha deciso, infatti, di ripristinare la pena di morte per le persone ad essa condannate da tribunali federali.
Una misura adottata, secondo alcuni osservatori, per guadagnare consensi in vista della campagna del 2020 per la (ri)conquista della Casa bianca.
Anche a livello di Chiesa romana, sul finire del secolo scorso il dibattito, tra i “pro” e i “contro”, è stato intenso, in particolare in occasione della redazione del nuovo Catechismo della Chiesa cattolica voluto da Giovanni Paolo II.
Infine, nel 1992, il testo di quel corposo documento ricordava, al n. 2267, che la “dottrina tradizionale” consente la pena capitale anche se - precisava - essa ai nostri tempi dovrebbe essere riservata a rarissimi casi.
D’altronde, pure nello Stato pontificio la pena di morte è sempre stata ammessa. Pio IX (defunto nel 1878), pontefice beatificato da papa Wojtyla nel 2000, rifiutò la grazia a due patrioti, Monti e Tognetti, autori di un tremendo attentato: essi furono decapitati.
Naturalmente, anche in campo cattolico, oltre che nella società civile, la mentalità si è evoluta. E il primo agosto dell’anno scorso Francesco ha dato incarico al cardinale Luis Ladaria, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede (l’ex Sant’Uffizio) di cambiare così il citato paragrafo: «La dignità della persona non viene perduta neanche dopo aver commesso crimini gravissimi. Inoltre, oggi, sono stati messi a punto sistemi di detenzione efficaci, che garantiscono la doverosa difesa dei cittadini, ma, allo stesso tempo, non tolgono in modo definitivo al reo la possibilità di redimersi. Pertanto la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che la pena di morte è inammissibile».
Numerosi paesi, Italia compresa, ben prima del Catechismo cattolico hanno abolito la pena capitale; essa, però, è ancora in vigore in diversi altri, tra cui Arabia saudita, Cina, India e Russia. Negli Usa la questione ancora oggi divide i cattolici: per lo più “contro”, ma con una agguerrita minoranza “pro”.
Il cardinale Raymond Burke, già vescovo di Saint Louis, ed ora in Curia, e con lui il cardinale lettone Ianis Pujats, e tre vescovi del Kazakhstan, in maggio hanno firmato una lettera in cui, tra l’altro, contestano al pontefice la citata modifica sostanziale.
Essi affermano: «In accordo con la Sacra Scrittura e la costante tradizione, la Chiesa e il suo magistero non hanno sbagliato insegnando che il potere civile può legittimamente infliggere la pena capitale ai delinquenti, se necessario per salvaguardare l’ordine della società».
Le variazioni nel magistero papale costellano la storia, applaudite, o criticate, da settori cattolici. I “pro” e i “contro” papa Francesco hanno un’istruttiva “preistoria”.