La corazza di Orlando contro il Coronavirus
La corazza di Orlando contro il Coronavirus
Il massimo momento di splendore quotidiano è l'uscita verso i cassonetti della spazzatura. La materia prima non manca.
Perché la presenza costante della prole riunita ha provocato un'impennata nella produzione dei rifiuti. I miei figli contribuiscono con energia, ad esempio rompendo un bicchiere quasi ad ogni pasto. I negozi però sono chiusi, e quindi da qualche giorno a casa mia si beve nei bicchieri di plastica usa e getta. Mi dirigo dunque ai bidoni accompagnata da Luciano e dalla sua carriola; ogni volta mi sembra di essere nel pieno di un'occasione mondana: ovviamente, invece, sui venti metri della nostra stradina non c'è nessuno. Anzi, il tutto mi dà una sensazione strana: so che i vicini sono in casa ma non li vedo, un po' come quando giocavo a nascondino da bambina. Luciano, elettrizzato dall'appuntamento in solitaria con la mamma, mi confida le più disparate verità. Io sono ancora intenta a verificare la presenza del cielo (e a cercare i vicini nascosti dietro le finestre) e lui comincia, serio, mani ai manici della carriola: «Mamma, ho trovato un sistema per sconfiggere il Coronavirus».
«Ah sì? E quale?» (nel frattempo scorgo - con un pizzico di invidia - una figura in lontananza che fa jogging). «Io sono Spiderman - prosegue Luciano - se il Coronavirus arriva, gli lancio una ragnatela, lo blocco e salvo tutti. Così poi possiamo andare a trovare i nonni. Vorrei tornare anche all'asilo, ma per meno tempo del solito. Io voglio rimanere a scuola solo fino all'ora di pranzo, perché la nostra cuoca cucina meglio di te». Sono felice che mio figlio abbia delle idee sulla riforma del sistema di istruzione; meno felice del paragone con la cuoca dell'asilo, ma tant'è. Bisogna saper accettare le sconfitte. Il corridore solitario nel frattempo si è perso all'orizzonte. Rispondo a Luciano: «Il Coronavirus è piccolo, piccolissimo. Non si può fermare con una ragnatela di Spiderman». Luciano non si perde d'animo: «Allora prendo l'aspirapolvere e lo inseguo. Lo aspiro, lo chiudo nel sacchetto e non lo faccio uscire mai più». «Amore, un virus è troppo piccolo per essere risucchiato con l'aspirapolvere. E poi non è solo fuori da casa nostra. Ormai è in tutte le città, nelle valli, nei paesi in montagna. Noi non ci abbiamo fatto caso e lui si è infilato dappertutto. È un po' difficile passare ovunque con l'aspirapolvere, non credi?».
«Mamma, però non ti va mai bene niente, eh! D'accordo - prosegue lui con un sospiro indulgente - allora mi metto la corazza di Orlando e gli faccio paura. Vedrai che scapperà. Il Coronavirus è un mostro piccolo piccolo - aggiunge un po' pensieroso - ma fa tanta paura a tutti. A me invece non fa paura». Fa paura a tutti, è vero. Anziani, ma anche giovani, con o senza malattie pregresse. Di tornare a scuola per il momento non se ne parla e la nostra vita ci sembra lontana. Nel frattempo la passeggiata è finita. A parte il tizio in tutina da corsa, abbiamo avvistato una signora che sbatteva tappetini fuori dal terrazzo e un anziano con il cane. Tutti gli altri non si vedono, sono chiusi dentro. Penso alle prossime audiolezioni che devo preparare per gli studenti. Aiuto Silvia a trovare un video didattico segnalato dalla sua maestra. Lancio un'ultima occhiata al cielo e cerco subito qualcosa da buttar via: non voglio rischiare, domani, di trovarmi senza sacchetto di spazzatura per il cassonetto.