Le parole per spiegarlo ai bambini
Le parole per spiegarlo ai bambini
Le parole per spiegarlo ai bambini. I miei figli parlano ogni giorno del coronavirus, anche perché è difficile pensare ad altro. Sanno che il picco sta per arrivare: mai così tanti morti in Trentino, aumentano in tutta Italia vittime e contagi.
Significa che adesso i numeri inizieranno a scendere? Quest’impennata terribile è il momento che precede una lunga discesa? «Le epidemie fanno così - spiegava Caterina l’altro giorno a Luciano, accompagnandosi con gesti delle mani - salgono e salgono fino a un certo punto. Sembra che non si fermino mai. E invece dopo, quando il contagio arriva al punto più alto, inizia a scendere». Ora anche Luciano aspetta il momento cruciale. Ha capito che il dramma raggiungerà un apice - sempre che rimangano valide le proiezioni della prima ora - ma poi, pian piano, calerà. Qualcosa però dev’essergli sfuggito, visto che parla di un Signor Picco ed è convinto che viva sugli alberi. La somiglianza nei suoni picco-picchio deve averlo ingannato. «È arrivato il Signor Picco, mamma? E si porterà via il Coronavirus?».
Così era sembrato all’inizio: pareva, del resto, che il picco dovesse arrivare proprio questa settimana; che la curva decresca, però, è tutto da vedere.
E intanto resistiamo, ancora chiusi in casa in questa strana domenica, in questa strana primavera. La normalità è ancora di là da venire, ma questo a mio figlio di tre anni per ora non lo dico. Gli parlo, invece della zona rossa: ormai in Italia l’isolamento è ovunque, ma c’è una regione che soffre più di altre. Lui Milano non sa dove sia, ma sa che il papà è nato lì. E ci sono i cugini, gli zii. «Li rivedremo quest’anno in montagna?». Non lo so, amore. È presto per dirlo. Non so se andremo al lago, o a percorrere la Via Francigena che sogniamo da tanto. «E in Australia ci torneremo mai?» si aggiunge Silvia. Anche questo è presto per dirlo. Niente voli internazionali per il momento. «Ma se non sarà possibile l’anno prossimo, ci andremo quello dopo. Non preoccuparti, tesoro».
Non sono del tutto convinta di quello che dico; ma i bambini si fidano delle parole degli adulti e per adesso a Silvia questo basta. I miei figli parlano di epidemia, di pandemia. Io e Silvia abbiamo anche letto insieme un testo sul Coronavirus, tratto da un sito che di solito uso per le lezioni Clil a scuola. Abbiamo anche svolto gli esercizi, distinguendo fra realtà e false notizie: è importante mantenersi razionali, per quanto possibile. Vorrei raccontare ai miei figli quello che succede, ma a volte mi mancano le parole. Ed è una sensazione strana, perché di solito troviamo parole per tutto.
Possiamo oggi spiegare ad un bambino che gli ospedali si riempiono, che la gente rischia la vita oppure muore, la paura degli anziani nelle case di riposo? Ma Luciano ha tre anni, un’età in cui si è ancora convinti che gli adulti sapranno cosa fare. Telefona ogni giorno alla nonna promettendole che andrà presto a trovarla. Poi abbassa la cornetta, mi guarda: «Sta arrivando il Signor Picco, mamma. È molto cattivo e bisogna stare attenti. Scenderà da un albero veloce come un guerriero. Cambierà tutto, mamma. Il Signor Picco si prenderà il Coronavirus, se lo porterà via e noi faremo una grande festa per il mio compleanno. Se fai la brava, mamma, ti invito alla mia festa». Poi corre a indossare il mantello di Orlando, senza darmi il tempo di rispondere.
Certo, Luciano. Tutto andrà bene, in questa strana primavera di cui nessuno si è accorto.