Gli allenamenti in casa per le Olimpiadi
Gli allenamenti in casa per le Olimpiadi
I bambini, giocando, riproducono la realtà: nei discorsi di mio figlio è entrata la pandemia, e i suoi numerosi pupazzetti si adeguano. Tra i personaggi preferiti di Luciano, oltre all’
intramontabile Peppa Pig ci sono i Paw Patrol.
I Paw Patrol sono protagonisti di un cartone animato in cui un gruppo di cuccioli risolve una serie di guai. Da qualche settimana Luciano ambienta le loro avventure in una città senza mascherine. Spetta ai pupazzetti, che lui sposta di stanza in stanza, distribuirle alla popolazione. Il rifornimento al momento è accurato, e infatti trovo personaggi dei Paw Patrol anche quando sto per mettermi a letto la sera. A volte i Paw Patrol portano Peppa Pig in ospedale, o il nonno di un cagnolino ha bisogno del ventilatore polmonare; ma nell’immaginazione di un bambino tutto è sempre sotto controllo: «Tutto andrà bene» lo sento ripetere.
Non sono da meno i giochi con travestimenti: un paio di giorni fa le maestre della scuola materna ci hanno inviato il file per un’attività di ascolto. È la colonna sonora di «Pirati dei Caraibi», che i bambini della sezione sentivano sempre in palestra, muovendosi secondo il ritmo crescente. Luciano adora ascoltarla con una benda sull’occhio, modello corsaro, e un manico di scopa a simulare la spada; ma invece di speronare vascelli nemici, nella sua mente i pirati vanno all’assalto del Coronavirus. Dedica quindi parte della giornata a fendere l’aria col bastone: sicuramente il Covid prenderà paura e tornerà da dov’è venuto, lasciando spazio alla signora Normalità; a quanto pare anche lei, come il signor Picco alcuni giorni fa, deve scendere da un albero per consentirci di vivere nuovamente tranquilli. E soprattutto di andare a trovare i nonni, desiderio saldamente in cima alla lista di tutti i miei figli. Da quando poi i nonni hanno inviato le foto delle uova di Pasqua, l’impazienza dei nipoti tocca vette inesplorate.
Non ho ancora trovato il coraggio di annunciare che sarà una Pasqua reclusa. Il lato negativo dei giochi di combattimento contro il virus è che il piccolo si lascia tremendamente coinvolgere: oggi, nel tentativo di scovare l’insidioso Covid, mio figlio ha spaccato e sollevato due piastrelle del giardino. Ancora non capisco quale attrezzo abbia usato (io ero in collegamento con gli studenti, legata al computer dal filo della cuffia) ma inizio a pensare che casa nostra rispetterà pure i criteri antisismici, però non è abbastanza robusta per affrontare una quarantena con figlio. Io e mio marito cerchiamo di provvedere fornendo ai minori qualche valvola di sfogo.
Abbiamo creato nel portico un’area per il tennis, dove le bambine possono far rimbalzare la palla contro il muro colpendola con le racchette. A gonfiare le gomme delle bici ha provveduto un vicino impietosito (anche in clausura io mi metto lo smalto sulle unghie: di toccare ruote non se parla), mentre in giardino sono comparse due piccole porte da calcio, per la gioia dei tre quinti della famiglia. Quanto a palestra in giardino, comunque, il vicinato non è da meno: c’è chi ha montato un canestro da basket (soluzione a cui avevamo pensato anche noi, ma coltiviamo il sogno di poter tornare un giorno al parco) e chi ha montato una serie di sbarre ad altezze diverse, per fare i piegamenti. Di questo passo, le Olimpiadi di Tokyo potranno spostarsi a casa nostra. Sempre che mio figlio il pirata, nel tentativo di dare la caccia al virus, non la distrugga completamente.