In quattro mesi sembra passato un secolo
L’editoriale del direttore dell’Adige Alberto Faustini sulla situazione politca attuale e sul percorso di avvicinamento al voto di settembre
Se ti guardi indietro, ti accorgi che sembrano passati mille anni dalle ultime elezioni. Quattro anni fa l'Italia, l'Europa e il mondo avevano tutt'altro aspetto. Eravamo in piena era Trump. A guidare l'Europa c'era Jean-Claude Junker. Proseguiva l'era Merkel in Germania. Covid era una parola sconosciuta. La guerra una cosa drammaticamente concreta, ma sempre sufficientemente lontana: impensabile che Putin sfidasse l'Ucraina e il mondo. Il populismo galoppava. Il Movimento 5stelle, ora sempre più simile a un meteorite schiantatosi contro il pianeta realtà, s'apprestava - almeno nelle intenzioni - ad aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno.
La Lega di Salvini aveva il vento in poppa. E gli altri, non solo a sinistra, stavano a guardare. Da quelle elezioni - miracolo italiano - nacquero tre governi fra loro diversissimi. Il Conte uno a trazione pentastellata-leghista. Il Conte due su sfondo rosso Pd. E infine il Draghi uno, allargato a tutti tranne che a Fratelli d'Italia, partito che s'appresta non a caso ad incassare le azioni (leggi voti) accresciute dall'aver investito in solitaria su un capitale chiamato opposizione.
Solo una cosa, a ben guardare, in Italia non è cambiata: il capo dello Stato. Ma tutti ricordano quanto la politica si dimostrò incapace, in quel passaggio, di andare oltre la riconferma di Mattarella: ottima da un lato; paradossale dall'altro, considerato che potrebbe stare al Quirinale 14 anni. In fondo si poteva già immaginare che quel Parlamento pieno di cianuro e di veti incrociati avrebbe poi, con lo stesso "stile", fatto cadere Draghi. L'unico governo possibile, quello che stava ricostruendo la credibilità dell'Italia anche a livello internazionale, non aveva infatti fatto i conti con gli umori di un Palazzo che - pur con qualche lodevole eccezione - appare sempre più lontano dal Paese reale.
Si vota fra meno di due mesi e c'è davvero poco tempo per rimettere in sesto le coalizioni. Nel centrodestra (che resta ancora una volta coeso) gli equilibri sono a dir poco cambiati. Un tempo trainava Forza Italia. Poi toccò alla Lega. Ora è la volta di Fratelli d'Italia, che anche qui vuole pesare molto di più. Il centrosinistra sembra ancora una di quelle assemblee condominiali incapaci di mettersi d'accordo almeno sulla ristrutturazione della facciata del palazzo. Forse qui in Trentino trovare una sintesi - una sorta di riedizione del metodo Ianeselli - sarà più semplice, ma la corsa, per quest'area ancora non del tutto definita, parte indubbiamente in salita.
Del Movimento 5stelle s'è detto (anche se resta l'incognita dei fuoriusciti). Il resto sono cespugli in cerca d'identità. C'è pochissimo tempo per trovare un'intesa. A Roma non meno che a Trento. E il taglio dei parlamentari - omaggio alla demagogia di questo tempo - non aiuterà a fare sintesi. Anche fra i parlamentari uscenti qualcuno dovrà infatti restare a casa. Un vincitore c'è dunque già: il malumore.