Gli animalisti e la tragedia di Caldes: se la vittima diventa il colpevole
Per un attimo, ma solo per un attimo, abbiamo sperato che stavolta non succedesse. E invece…
Per un attimo, ma solo per un attimo, abbiamo sperato che stavolta non succedesse. E invece…
Ci è voluto un po’, è vero: la tragedia indicibile di Caldes, costata la vita ad Andrea Papi, sbranato dall’orsa JJ4, aveva in qualche modo frenato anche gli animalisti più radicali, gli anti-specisti, quelli che “uno vale uno”, e fa niente se uno è un’orsa e l’altro è un ragazzo di 26 anni.
In altre occasioni meno tragiche avevano da subito puntato il dito contro le vittime delle aggressioni dell’orso, colpevoli di “essersela andata a cercare”. Nel caso di Andrea Papi c’è voluto più tempo, ma, ahinoi, ci siamo arrivati.
Se non a dire esplicitamente, almeno a sussurrare (via social, of course) che forse, in fondo, tutto sommato, a ben guardare, la responsabilità di quella tragedia potrebbe anche essere proprio di Andrea, che se andava a zonzo in un bosco (sic!), magari con le cuffiette per la musica. Andava, insomma, dove non si dovrebbe andare, perché il bosco non è dell’uomo ma è degli orsi.
Su quei sentieri, su quelle strade forestali, noi non siamo che degli intrusi, e l’orsa ha fatto l’orsa…
Il passo successivo, una conseguenza che in molti, nel delirio social, hanno già tratto, è affermare che sì, siamo dispiaciuti, siamo vicini alla famiglia, ma insomma, Andrea se l’è cercata. Un delirio, appunto, che probabilmente non meriterebbe nemmeno un commento.
Ma adesso si è andati oltre, non bastano le farneticazioni social. Adesso c’è anche una associazione animalista, la “LEAL Lega Antivivisezionista”, che quei sussurri, quelle insinuazioni le mette nero su bianco, scrivendo in un comunicato stampa che intende ricorrere ai servizi di un medico forense per fare luce sulle reali cause della morte del ragazzo». Le «reali cause». Quell’aggettivo la dice lunga.
Racconta, più di molte altre parole, di una narrazione, e di una pervicace delegittimazione, che nel giro di poche settimane ha ribaltato tutto, facendo di una vittima un colpevole e di un’orsa che ha sbranato un uomo una martire della cattiveria umana.