Alimentazione e sistema immunitario

Alimentazione e sistema immunitario

di Michele Pizzinini

Premesso che non esistono cibi particolari che rinforzino il sistema immunitario e che non esistono diete miracolose contro le infezioni virali, sicuramente seguire un comportamento alimentare corretto aiuta a prevenire le malattie.

È nel caso ci si ammali, a facilitare il processo di guarigione, con un occhio particolare rivolto ad alcune vitamine e sali minerali che adesso vediamo.
La capacità di modulare l’attività del sistema immunitario  da parte di vitamine e sali minerali è stata oggetto di studi da parecchi anni. Storicamente fu la vitamina C, per prima, a riscuotere un certo interesse quando negli anni ’70, Linus Pauling, uno studioso che vinse due premi Nobel per la medicina, ipotizzò che la vitamina C  avesse proprietà immuno-stimolanti, sia contro le malattie infettive che contro i tumori. Negli ultimi anni l’interesse per la vitamina C è decisamente scemato a favore della vitamina D.

Più recentemente, infatti, si è visto che la vitamina D non è importante solo per le ossa ma è stato dimostrato un suo rilevante impatto sulla risposta immunitaria, sia innata che adattiva (anticorpale), tanto che l’argomento è stato oggetto di più di 4.000 lavori scientifici
Nei giorni scorsi l’argomento è ritornato prepotente alla ribalta in seguito alla pubblicazione di due articoli, su quotidiani nazionali, dallo stesso titolo «Coronavirus, lo studio dell’Università di Torino: la vitamina D può ridurre il rischio di contagio», dove si ipotizzava addirittura un suo uso terapeutico. Vediamo la realtà dei fatti.

Già nel 2014, uno studio osservazionale di un gruppo inglese, pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism, rivelò che i soggetti anziani sani, con una carenza di vitamina D, tendevano ad avere livelli più elevati di marker legati alle malattie cardiovascolari e a condizioni infiammatorie varie  come l’artrite reumatoide, ed inoltre i soggetti carenti presentavano livelli significativamente più elevati di alcuni indicatori di infiammazione quali la famigerata interleuchina 6 ritenuta una delle molecole responsabili della morte per polmonite da coronavirus.

Recenti studi indicano che la vitamina D, esercita effetti sulla crescita e sul differenziamento di molti tipi di globuli bianchi, ed è stato ipotizzato che la vitamina D possa regolare direttamente la produzione di anticorpi.

L’Italia è uno dei Paesi Europei (insieme a Spagna e Grecia) con maggiore prevalenza di ipovitaminosi D, è stato dimostrato che il 76% delle donne anziane presentano marcate carenza di vitamina D, senza peraltro significative differenze regionali. Nel Nord Europa la prevalenza è minore, forse grazie alla consuetudine di addizionare con vitamina D cibi di largo consumo, quali: latte, formaggio, yoghurt ecc.
Per fortuna la vitamina D è una vitamina che il nostro corpo è in grado di produrre autonomamente grazie all’azione che il sole svolge sulla nostra cute, con i suoi raggi ultravioletti. Dunque, in chi ha avuto la fortuna di esporsi al sole queste belle giornate, quasi estive, hanno consentito al nostro organismo di fare scorte di vitamina D. Negli ultimi anni si era supposto che la carenza di vitamina D, così diffusa, fosse imputabile all’uso di creme solari ma si è osservato che una crema solare con fattore di protezione 15 non sembra inibire più di tanto la produzione di vitamina D.

Le fonti alimentari di vitamina D sono il pesce: trota salmonata, salmone, pesce spada, aringa, sgombro e le uova ma modeste quantità ne troviamo anche nel latte e nel cioccolato fondente. In questo periodo, dove l’attività all’aperto è ridotta al minimo ed anche fare la spesa è diventato un problema, integrare un po’ di vitamina D non guasta. Nel dubbio, se assumete 25.000 o 50.000 U.I. di vitamina D ogni 15 giorni per un paio di mesi, male non vi fa. Poi, arriverà l’estate e l’esposizione al sole consentirà alla vostra pelle di produrne in abbondanza.

Non ci sono solo le vitamine che aiutano il sistema immunitario ma anche dei minerali, quali lo zinco ed il selenio.  Il più studiato da anni in campo immunologico è lo zinco, documentato da circa 5.000 lavori scientifici. Lo zinco svolge un’importante attività immunomodulatoria ed anche antiossidante. È stato dimostrato, in studi in modelli animali, che un suo deficit può portare a gravi alterazioni della funzionalità del sistema immunitario. Purtroppo, una lieve carenza è stata osservata negli anziani, forse a causa di un’alimentazione non sempre corretta, dovuta, oltre che alla fisiologica inappetenza all’età, ad una masticazione difficoltosa o all’uso di farmaci che riducono la capacità digestiva e l’assorbimento.

Fonti alimentari di zinco sono i cereali, i legumi la frutta a guscio, ma forse la fonte principale rimane la carne, in quanto l’assorbimento dello zinco va in parallelo con quello del ferro. Sebbene il fabbisogno di selenio sia piuttosto modesto anche questo oligoelemento è un importante regolatore del sistema immunitario. Le fonti alimentari principali sono il pesce e la carne.

La modulazione del sistema immunitario con l’alimentazione, mediato dal nostro microbiota, i batteri che abitano l’intestino, è attualmente l’ambito di ricerca più promettente.
Mangiare variato ed una vita all’aria aperta, quanto potremo, sono ad oggi le più importanti ed efficaci regole per mantenere un sistema immunitario efficiente.

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