Staminali, Desirée  continuerà le cure

La piccola Desirée può continuare la cura con le cellule staminali selezionate secondo il protocollo della Fondazione Stamina. Lo ha stabilito il tribunale di Trento che ha respinto il reclamo presentato dall'Avvocatura dello Stato per conto degli «Spedali riuniti» di Brescia

di Sergio Damiani

cellule staminaliTRENTO - La piccola Desirée può continuare la cura con le cellule staminali selezionate secondo il protocollo della Fondazione Stamina. Lo ha stabilito il tribunale di Trento che ha respinto il reclamo presentato dall'Avvocatura dello Stato per conto degli «Spedali riuniti» di Brescia, la struttura sanitaria dove è in cura la bimba di 3 anni e mezzo di Taio affetta da una gravissima malattia genetica degenerativa, l'atrofia muscolare spinale (Sma). È stato dunque confermato il provvedimento del giudice Giorgio Flaim che a fine marzo aveva dato il via libera alle cure con il controverso metodo Stamina.


I genitori della piccola, che da anni combattono contro la malattia ma ora anche contro i vincoli all'utilizzo di questa terapia, possono tirare un nuovo respiro di sollievo: «Ringrazio il giudice Ancona e i nostri avvocati - dice Eros Larcher, padre della piccola Desirée - uno stop in questa fase avrebbe avuto il sapore della beffa proprio ora che nostra figlia ha iniziato le cure».


Dopo aver ottenuto il primo via libera dal giudice Giorgio Flaim, i genitori infatti non hanno perso tempo. L'8 aprile la madre della bimba si è sottoposta al carotaggio con prelievo di cellule staminali che, dopo un complesso trattamento, il 24 maggio scorso sono state infuse nella bambina. Ora si spera che la terapia possa dare qualche risultato. Pur sapendo che il trattamento non potrà guarire Desirée, anche un piccolo miglioramento delle sue condizioni di vita sarebbe un sollievo.
«Ci vorranno ancora un paio di settimane - spiega il padre - per valutare se la prima infusione ha avuto effetti positivi su Desirée. Noi naturalmente ci speriamo. Saranno poi i sanitari a decidere quando fare la successiva infusione, che in genere avviene dopo 60 giorni dalla precedente».


L'esperienza, speriamo positiva, della picclla Desirée con il Protocollo Stamina è destinata a rimanere limitata ai pochi casi che sin qui hanno avviato le cure (tra i più famosi, c'è quello della piccola Celeste di Venezia che pare aver ottenuto benefici da questa cura). I giudici, pur respingendo il reclamo, hanno messo uno spartiacque temporale indicato nel 23 maggio scorso: chi ha iniziato le cure prima può continuare la terapia, chi è venuto dopo resta fuori. Questo prevede una normativa, pasticciata, in materia. Nel caso concreto di Desirée - si legge infatti nella sentenza del giudice Carlo Ancona - sono soddisfatte le particolari condizioni di legge: «Vi è infatti "un ordine della autorità giudiziaria", e né il decreto legge né la legge di conversione consentono di limitare tale nozione ad un provvedimento e confermato nel successivo giudizio; perché invece l'effetto viene collegato semplicemente al conseguimento di una aspettativa qualificata da parte del ricorrente».


Desirée comunque non dovrebbe essere l'unica trentina a tentare la strada - controversa, visto che il protocollo non è riconosciuto dalla Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ed è anzi criticato da una parte della comunità scientifica - aperta dal metodo Stamina: c'è infatti un secondo paziente - un 61enne della val di Sole affetto da una forma avanzata di Parkinson - che aveva chiesto la terapia. Terapia concessa dal giudice Giorgio Flaim anche se anche nel suo caso gli «Spedali riuniti» hanno presentato reclamo. Ricorso che a questo punto, se la terapia è iniziata, potrebbe essere respinto con le stesse argomentazioni usate per Desirée.

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