Mele sotto inchiesta per truffa e frode
Soci «occulti» a loro insaputa, mele vendute come trentine ma di provenienza extraprovinciale, prodotti spacciati per biologici ma lungi dall'esserlo e un fatturato «gonfiato» grazie ad acquisti e dunque non fonte di produzione propria per poter accedere a fondi europei e nazionali.
Ce n'è per tutti nel fascicolo aperto dal sostituto procuratore Marco Gallina nei confronti del Consorzio Valli Trentine. Ma, chiaramente, per ora si tratta solo di sospetti.
L'inchiesta, condotta dalla sezione tributaria della Guardia di finanza, è agli inizi e, non a caso, sotto la lente di ingrandimento (non certo perché sussistano degli illeciti ma per controlli) è finita anche La Trentina. Trattandosi di fondi pubblici, d'altro canto, ci si vuole vedere chiaro.
Gli indagati, per ora, sono cinque. Su tutti il presidente e il direttore di Valli Trentine, Mauro Coser e Armando Paoli. Il primo, tra l'altro, è pure membro del comitato esecutivo della Cooperazione trentina e dunque non è certo un nome qualunque. Gli ultimi tre annotati nel registro, invece, sono intermediari commerciali coloro che, stando all'accusa, avrebbero portato legna in cascina, mele per superare i 20 milioni di fatturato e quindi la possibilità di accedere ai contributi dell'Unione Europea ma pure dello Stato italiano. Perché il tetto da superare è requisito fondamentale per ottenere circa il 5% di soldi dalla Ue e dalla Provincia. Ed è quanto stanno cercando di chiarire i finanzieri che, partiti da un normale controllo contabile, hanno annusato presunte irregolarità e sono andati a fondo della questione.
I diretti interessanti non sono ancora stati sentiti ma agli atti ci sono decine di colloqui con contadini o comunque piccole aziende agricole private che figurano nell'elenco dei soci del Consorzio a loro insaputa.
E, non a caso, ai finanzieri si sono limitati a ripetere che loro, i piccoli produttori, portavano i propri prodotti al consorzio e venivano regolarmente pagati e nulla più.
A incuriosire ulteriormente gli inquirenti, tra l'altro, ci si sono messi alcuni simboli «strani» annotati a fianco di qualche socio ma, appunto, non di tutti. Di qui il sospetto che si incamerassero prodotti di altri per arrivare ai 20 milioni di euro necessari per i fondi pubblici e pure per il marchio Op, organizzazione di produttori.
L'Sft, infatti, si «fermerebbe» a 14 milioni e le fatture mancanti sarebbero state garantite da produttori non appartenenti al consorzio.
L'altro giorno, dunque, 35 pattuglie delle fiamme gialle hanno setacciato carte e conti di un gran numero di aziende distribuite tra Aldeno, Trento, Campodenno e Cles. Sotto indagine, come detto, è il consorzio appena costituito da Sft di Aldeno dopo l'uscita da La Trentina.
Si tratta di un gruppo di cooperative che ora devono rispondere dell'accusa di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche, frode in commercio e falso ideologico.
L'aspetto dell'indagine, dunque, è triplice: si va infatti dalle mele vendute come biologiche (e, forse, non lo erano) a quelle targate Trentino (e anche queste, forse, non lo erano), fino ai 20 milioni di euro di produzione grazie al conferimento dei soci ma che, secondo la Finanza, non sarebbe tale bensì conseguita acquistando mele da privati. E su questo punto si concentra l'attenzione non solo della procura ma anche della Ue visto che, grazie alla ragguardevole cifra raggiunta, potrebbero arrivare in cassa contributi pubblici.
I nomi più grossi coinvolti nell'inchiesta, come detto, sono quelli del direttore Paoli e, soprattutto del presidente Coser, da anni ai vertici cooperativi nel settore proprio delle mele. Con il passaggio al nuovo consorzio, si è posto come obiettivo quello di diventare la quinta Op provinciale dopo Melinda, La Trentina, Sant'Orsola e Consorzio interregionale ortofrutticolo. Da piazza Dante, però, arriva un avvertimento: nessun euro, per adesso, è stato ancora erogato a Valli Trentine.
La Provincia, e con essa la Ue, è tranquilla: nessun euro è stato erogato a Valli Trentine. Lo spiega l'assessore all'agricoltura Michele Dallapiccola: «I reati contestati rientrano nelle ipotesi. Noi siamo in attesa della certificazione da parte loro per ottenere l'Op. I soldi non sono ancora stati erogati e il consorzio ha un anno di tempo per rendicontare. Per ora ha la certificazione Op temporanea ma deve dimostrare di avere tutte le caratteristiche, e mandarci la documentazione, comprese quelle dei trentini. Solo quando l'Op sarà definitiva erogheremo i soldi europei. Ci si è mossi in anticipo ma aspettiamo a parlare di irregolarità».