Una squadra speciale per i cuccioli di Daniza
«Tra chi semplicemente vorrebbe sbarazzarsi degli orsi e chi, invece, li riduce a clown come a San Romedio, c'è una terza via» spiega Caterina Rosa Marino , delegata responsabile della Lega per l'abolizione della caccia (Lac) per il Trentino-Alto Adige.
Di questa «terza via», ovvero di un approccio alternativo alla gestione dell'orso e dei grandi selvatici, s'è parlato ieri pomeriggio nel seminario sul ritorno dell'orso che la Lac ha organizzato presso l'aula magna del liceo Prati a Trento. È stata in particolare la biologa Barbara Bartolini ad indicare, con riferimento all'operato di un ricercatore statunitense, John Beecham, le modalità di un approccio diverso alla gestione dei cuccioli d'orso orfani, sulla falsa riga di esperienze realizzate all'estero, in Usa e in Russia. Indicazioni che la Lac «gira» alla Provincia di Trento per la gestione dei cuccioli di Daniza.
Si tratta di non lasciarli al loro destino, ma di accompagnarli con distacco, cioè con contatti umani ridotti al minimo indispensabili. «Abbiamo contattato Beecham» sintetizza Caterina Rosa Marino «che ci ha detto che l'ideale sarebbe avere una riserva ad hoc per i cuccioli, facendoli seguire da personale altamente specializzato e scientificamente preparato. Una squadra che, di fatto, sostituisce Daniza... È fondamentale che in questo periodo i cuccioli non si avvicinino alle abitazioni». E vale l'indicazione data ieri da Franco Tassi , naturalista e storico direttore del Parco nazionale d'Abruzzo: «L'orso a cui dai da mangiare, è un orso morto». Carlo Consiglio , zoologo, ha invece parlato delle bugie con cui il mondo venatorio cerca di convincere che la caccia sia indispensabile, ad esempio per evitare un numero eccessivo di ungulati in assenza di grandi predatori. «L'atteggiamento del presidente Rossi e della Provincia» dice Marino «dovrebbe essere meno arrogante, per ascoltare chi, nella gestione dell'orso, ne sa di più».