Chico Forti in televisione «Ho chiesto aiuto al Papa»
«Sono fiducioso di avere una soluzione: un “clear my name”. Pulire il mio nome, mi permetterebbe di tornare la persona che ero prima». Questo, quanto dichiarato in tv a “Quarto Grado” da Enrico Chico Forti, l’imprenditore trentino in carcere a Miami dal 2000, dopo la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Dale Pike, per il quale l’uomo continua a proclamarsi innocente.
«Il valore del tempo qui dentro cambia. Questa è una vita all’interno di una vita, il tempo accelera quando deve rallentare e rallenta quando deve accelerare. Non voglio neanche pensare quanto sono quindici anni realmente di una vita normale», prosegue l’uomo. E spiega: «Ho pensato di potermi difendere ad armi pari, senza immaginare che ci fossero tutti questi colpi sotto la cintura da parte loro. Ero convinto di poter dimostrare l’assurdità delle loro condanne».
Nell’intervista (via telefono) andata in onda ieri sera su Rete 4, Forti prosegue leggendo la lettera che ha scritto, su consiglio della madre, a papa Francesco: «Eccomi qui a scriverle con riverenza e non poche difficoltà. Mi presento: mi chiamo Enrico Forti, da tanti conosciuto come Chico. Così mi chiamano mia madre, gli amici, la gente che appena mi conosce e… le guardie! Sì, esatto. Ha sentito bene, le guardie, perché al momento, e sono 14 anni che ci risiedo, sono ospite di una prigione di massima sicurezza nel mezzo delle paludi della Florida…
Incarcerato per un delitto che non ho commesso, un’accusa insensata, un motivo inesistente, solo per essere italiano e ficcanaso. Ho cercato e sto tuttora cercando in tutti i modi un ricorso in Appello. Però sino ad ora è stato ostinatamente negato.
Ritengo questa situazione un incubo tanto sono incapace ad accettarla come realtà. Leggo la Bibbia anche se in modo sporadico. La considero il libro religioso per antonomasia ed anche un affascinante trattato scientifico filosofico. Dove risiedo non esiste una Messa che risponda ai canoni e ai criteri della Chiesa cattolica, tanto meno la confessione.
Facendo quindi un esame di coscienza ad alta voce, non ricordo di aver commesso un solo atto di violenza gratuita. È diametralmente opposto alla mia natura pacifica.
Io continuo a sperare, a lottare, anche se passivamente per riottenere la mia libertà. Lo faccio per mia madre, per i miei familiari e per tutti coloro che credono nella mia innocenza.
Credo nei miracoli, credo che una Sua mediazione possa essere quella chiave che sto cercando invano da 14 lunghi anni.
Con fede, Enrico Chico Forti».
Così l'imprenditore trentino, il cui intervento è avvenuto nella parte finale della trasmissione.