A Marco 40 sopravvissuti di uno scafo capovolto
I quaranta profughi giunti all'alba di mercoledì al Campo della Protezione civile di Marco di Rovereto viaggiavano fianco a fianco con i migranti che hanno perso la vita nella più recente tragedia di queste disperate fughe da territori di guerra, torture, persecuzioni e miseria. Lunedì scorso, c'è stato infatti il capovolgimento di una barca a due piani a circa centoventi chilometri a sud di Lampedusa. Centoquarantacinque persone sono state salvate e otto corpi sono stati recuperati, ma altre quattrocento persone sarebbero disperse. Nelle parole dei sopravvissuti accolti a Marco c'è il toccante racconto della tragedia in mare, su una barca priva di mezzi di orientamento (condotta da un comandante improvvisato addestrato dai trafficanti) che accoglieva circa settecento persone, oltre il doppio della capienza consentita.
La tragedia, hanno raccontato i sopravvissuti, si è consumata in pochi secondi: l'acqua imbarcata e il sovraffollamento (numerosi profughi, fra i quali molte donne, viaggiavano anche nel vano motore) hanno fatto capovolgere lo scafo. In acqua, le tante donne e i tanti bambini a bordo, mogli, figli, hanno perso la vita davanti agli occhi dei loro congiunti. Ma la loro sofferenza era cominciata già in Libia, dove i trafficanti e le milizie avevano rinchiuso i migranti in un magazzino lasciandoli senza cibo; chi si rifiutava di entrare veniva freddato dai proiettili degli aguzzini. Un soggiorno infernale che ha preceduto un viaggio di morte al prezzo di mille dollari a persona e partenza di notte, navigando a vista. In base alle testimonianze raccolte sinora, sono un centinaio i nominativi delle persone morte in mare raccolti fra i profughi accolti a Marco. Questi nomi verranno trasmessi all'Oim, l'Organizzazione internazionale delle migrazioni, che avrà a sua volta il compito di comunicarli ai famigliari rimasti in patria, che chiedono con apprensione notizie dei loro cari.
Intanto gli operatori presenti per il Cinformi e per la Protezione Civile a Marco (medici e psicologi volontari della Croce Rossa e degli Psicologi per i Popoli e operatori di Astalli, Punto d'Approdo e cooperativa Mircoop) stanno offrendo sostegno e calore umano a chi ha assistito alla distruzione della propria famiglia. Di fronte alla terribile esperienza provata da questi migranti, l'assessora provinciale alla Salute e Solidarietà sociale, Donata Borgonovo Re, ieri ha detto: «Mai come in questo caso dobbiamo garantire loro non solo la massima protezione, ma cercare anche di creare le condizioni per una permanenza il più serena possibile nella nostra comunità».