Educatori in piazza a Trento «No ad asili nido-pollaio»
Dalle normali classi a quelli che qualcuno ha soprannominato «nidi pollaio». Sta provocando durissime reazioni la possibilità, ventilata dalla Provincia di Trento, di rivedere al ribasso i requisiti strutturali ed organizzativi, i criteri e le modalità per il funzionamento dei servizi socio-educativi della prima infanzia. Sono stati oltre un centinaio le educatrici e gli educatori che mercoledì pomeriggio si sono incontrati in piazza Dante nella manifestazione promossa dalla Cgil.
Obiettivo chiedere un incontro con il presidente Ugo Rossi e avviare un percorso di dialogo per discutere assieme le future modifiche. Un dialogo, però, che fino ad oggi è mancato.
«Tutto è iniziato nell'aprile dello scorso anno - ha spiegato il segretario della funzione pubblica della Cgil, Giampaolo Mastrogiuseppe - quando già sapevamo chel'intenzione era quella di rivisitare alcuni parametri. Ci avevano garantito un percorso condiviso ed invece non ci è stato atto sapere più nulla. Abbiamo richiesto più volte di incontrare qualcuno della Provincia e venerdì scorso avevamo chiesto un incontro con Ugo Rossi senza però ottenere alcuna risposta».
A creare allarme tra gli educatori degli asili nido presenti in Trentino, circa 1400 persone, è la modifica di due parametri. Il primo riguarda la riduzione dello spazio per bambino, che ad oggi è di 10 metri quadrati, il secondo è invece la volontà di rimodulare il rapporto numerico minimo tra educatori e bambini, che ad oggi è 1 ogni 6 bimbi fino a 18 mesi e 1 a 9 per i bambini di età superiore ai 18 mesi. Le modifiche, in questo caso, spiegano dal sindacato, andrebbero a creare tre fasce con un educatore ogni sei bambini fino ai 12 mesi, un educatore ogni 8 bambini dai 12 ai 24 mesi e un educatore ogni 11 bambini dai 24 ai 36 mesi. Queste modifiche andrebbero ad aggiungere all'educatrice due bambini dai 12 ai 18 mesi, in aggiunta ai sei previsti ora, e lo stesso per la fascia d'età 24 - 36 mesi.
«Con il fine di ridurre quello che loro chiamano "il costo di produzione a bambino" - hanno spiegato dalla Cgil - è stato costituito un tavolo tecnico i cui lavori si sarebbero conclusi da mesi ma dei quali nulla si conosce se non da indiscrezioni. Siamo fortemente preoccupati per le conseguenze operative che arriverebbero da scelte prese solo per il contenimento della spesa».
Gli educatori, hanno denunciato la «dequalificazione» del servizio per aumentare le entrate derivanti dalle rette. «Con queste modifiche - ha spiegato Rosarita Ragozzino , educatrice e delegata Cgil - ci vogliono riportare agli anni '70 e alla possibilità solo di fare assistenza ai bambini perché l'aspetto educativo diventa quasi impossibile. Senza contare che in alcune fasce d'età non proprio semplici da gestire vengono aggiunti ad ogni singolo educatore altri bambini, e questo creerà non pochi problemi».
Da parte della Cgil, è arrivata l'ennesima richiesta di incontro con il presidente Ugo Rossi. «Con i nuovi parametri - spiega il sindacato - la qualità del servizio non potrà essere garantita. Vogliamo essere ascoltati».