Trentino, sempre più studenti disabili e dislessici L'esperto Ianes: oggi maggiore consapevolezza
A guardare le nude cifre, ci sarebbe di che spaventarsi. In Trentino, negli ultimi anni, è esploso il numero di studenti con disturbi specifici di apprendimento (Dsa), così come è aumentato il numero degli studenti con disabilità certificati in base alla legge 104 del 1992. Per quanto riguarda gli studenti disabili, si è passati dai 528 dell'anno scolastico 2004-'05 agli 836 del 2014-'15 nella scuola primaria (elementari) e, per lo stesso periodo, dai 455 ai 797 nella scuola secondaria di primo grado (medie). Per gli studenti con Dsa, i dati sono successivi alla «Legge Salvaterra» (la 5 dell'agosto 2006) sul sistema educativo di istruzione e formazione del Trentino, che, innovando e facendo da battistrada in Italia, ha previsto la individuazione di tali patolagie. Le nude cifre dicono che, alle elementari, nell'anno scolastico 2006-'07, c'erano 99 alunni con Dsa, diventati 572 nel 2014-'15, e che nello stesso periodo, alle medie, si è passati da 151 a 877 studenti certificati Dsa.
Le cifre, che paiono clamorose, vanno però interpretate. Anche per capirne, per quanto possibile, l'origine. Dario Ianes , psicologo e docente di pedagogia e didattica speciale al corso di Scienze della formazione primaria di Bressanone, se ne occupa da trent'anni, anche in qualità di editore (Edizioni Centro Studi Erickson di Trento).
Professor Ianes, come si può interpretare il forte aumento del numero di studenti certificati Dsa e in base alla legge 104? Cominciamo da questi ultimi.
«Le ragioni sono diverse. Per la disabilità della 104 va osservato che alcuni disturbi dello spettro dell'autismo, dal punto di vista epidemiologico, sono purtroppo in aumento in tutto il mondo. E questo può spiegare l'incremento. Il fatto che l'aumento sia più forte alle medie, una scuola sempre più complessa, eterogenea, difficile, fa pensare ad un effetto perverso della normativa».
Vale a dire?
«Per le medie, pedagocicamente meno forti, di fronte ad un ragazzo con un ritardo medio-lieve, ottenere una certificazione vuol dire far nascere il diritto perfetto ad avere un insegnante di sostegno, un aumento di personale. Ripeto: un effetto perverso che si registra più alle medie che nella primaria. Per questo sostengo che bisogna abolire l'effetto della certificazione che genera posti di lavoro e cattedre di sostegno. Laddove sperimentiamo l'abolizione dell'insegnante di sostegno e un diverso modello di inclusione, vi sono risultati positivi. È la scuola intera che deve valutare, saper leggere i bisogni complessivi e generare una organizzazione necessaria, con un organico adeguato, per garantire inclusività: la scuola non può dipendere solo dalla diagnosi di un medico».
Altri fattori?
«I genitori, la famiglia con un bambino disabile, sempre più attenta a fare una giusta pressione sulla scuola per riconoscere i diritti del figlio. Certo, è un dato sorprendente l'aumento dei certificati con la 104, perché dal 1992 c'è una certa stabilizzazione dal punto di vista epidemiologico».
Quali fattori spiegano invece l'esplosione del numero di alunni con disturbi specifici di apprendimento?
«Qui non c'è il "vantaggio" dello strumento dell'insegnante di sostegno. Qui ci sono altri fattori. I genitori più consapevoli, che si sentono più tutelati: in passato, per ignoranza degli insegnanti e deresponsabilizzazione dei dirigenti, il dislessico era considerato un alunno svogliato o tonto. Finalmente il diritto reale ad un progetto educativo mirato per chi ha questo disturbo è stato riconosciuto. Altro fattore: l'aumento della capacità diagnostica dell'Azienda sanitaria, con psicologi più formati e più competenti. Quindi ne sono stati riconosciuti di più. Il dato strano è che vi siano più Dsa alle medie che alla primaria: il 2% alle elementari è un dato prudenziale. I protocolli internazionali dicono che la diagnosi della dislessia non si può fare in prima e seconda, ma dalla terza classe della primaria sì. Bene essere cauti, ma non esageriamo».
Quindi, un aumento che non allarma?
«Diciamo che da ora in poi dovremmo aspettarci un appiattimento della curva, sui valori del 5% di presenza di tali alunni».
L'ambiente, anche l'ambiente inquinato, può essere una determinante?
«I Dsa hanno una base neurologica, e non sono in grado di dire se l'inquinamento o altri fattori fisici abbiano a che fare con questa origine neurologica: è un grande punto di domanda. L'ambiente educativo, la famiglia, è invece importante. In Italia ci sono un sacco di bambini a rischio povertà economica ed educativa, e le due povertà sono correlate. Una deprivazione culturale ed una povertà educativa che a scuola si traducono poi in difficoltà enormi».
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