Nelle aree di servizio A22 tarallucci e vino di Hitler
«Aree di servizio: non solo sicuro luogo di sosta e ristoro. Ma anche occasione di conoscenza del territorio, delle sue peculiarità, dei suoi prodotti».
Il comunicato è dell’Autobrennero ed è datato 30 luglio 2015. Ecco, i viaggiatori che percorrono l’A22 non possono essere molto d’accordo: lo stato generale delle aree di servizio dell’autostrada non brilla di certo. Davvero ridotta l’offerta del territorio, e da anni non mancano le lamentele sui servizi dei bar e dei ristoranti. Per non parlare dei bagni, ormai vecchissimi. Di più: bancomat inesistenti, wi-fi sconosciuto, poche zone destinate allo svago dei bambini. Insomma, per quanto riguarda le aree di servizio l’Autobrennero non è all’altezza del pedaggio, che tra l’altro ogni anno aumenta, mentre i servizi non migliorano, anzi.
Il tema è serio, serissimo, perché è vero che in questo modo il Trentino e l’Alto Adige perdono l’occasione di sfruttare quella che potrebbe essere una delle migliori «vetrine» dell’autonomia. Nelle stazioni si potrebbero vendere i prodotti tipici e mostrare un minimo di accoglienza a chi proviene da nord e da sud. In generale, dopo una verifica sul campo, possiamo dire: sulle aree di servizio, cioè nell’offerta della ristorazione, dell’acquisto di prodotti e della fornitura di carburanti, c’è molto da lavorare. Sul piano della sicurezza delle stesse aree, vale a dire i parcheggi, le piazzole di sosta e altro, l’Autobrennero sta invece ai «piani alti» in Europa.
Ma aver trasformato l’A22 nell’area di vendita di prodotti pugliesi e calabresi è stata una scelta che non è piaciuta granché agli automobilisti. Tanto che gli stessi vertici dell’autostrada pensano che sia arrivato il momento di un cambio, visto che le gare per i nuovi gestori dovrebbero essere aggiudicate nell’estate 2016, come ha spiegato sull'Adige l'ad dell'A22 Walter Pardatscher. Le concessioni, infatti, sono scadute dall’aprile 2014 e l’A22 aveva preparato la gara: tutto sospeso dal Piano nazionale di riordino nazionale, e quindi non per volontà di Autobrennero. Ora il decreto è arrivato da Roma e siamo nella fase delle «pre-qualifiche», durante le quali le imprese interessate devono dimostrare di avere i requisiti necessari. Già oggi si può dire che verrà richiesta una maggiore attenzione alla vendita dei prodotti locali, e quindi la cosa è destinata a migliorare da questo punto di vista.
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Le aree di servizio dell’Autobrennero sono 22, di cui 11 in corsia sud e 11 in corsia nord. La scelta politica degli ultimi anni - come appare evidente ai viaggiatori - è stata quella di fare «cassa» dai bar e dai ristoranti (senza chiedere nulla in cambio) e di investire invece sul piano della sicurezza, non solo lungo l’autostrada: i parcheggi sono ordinati e ben segnalati, anche se spesso non sono sufficienti, visto che il numero ridotto costringe i camionisti a parcheggiare un po’ dove capita alla sera e di notte. La stazione «Garda est», che tra l’altro per pochi metri è ancora in territorio veronese, ha 22 parcheggi per i mezzi pesanti ma dopo le 21 i camion presenti sono moltissimi, anche fuori dagli spazi consentiti. Certo, in questo caso la colpa non può essere data ai camionisti, che cercano il loro sacrosanto riposo e che si fermano a mangiare in condizioni a dir poco avventurose (con un fornelletto piazzato sull’asfalto per scaldare la cena portata da casa pur di risparmiare la spesa del ristorante). Ma ripetiamo: c’è molta attenzione verso la sicurezza e una corretta immissione dei mezzi verso le aree di servizio, attenzione che però non si nota quando si entra negli esercizi commerciali. Una nota a margine: a ogni ingresso sono stati piazzati in gran numero i cartelli gialli con la scritta «Stop» per chi sbagliasse direzione di marcia.
Ma le aree di servizio dell’Autobrennero sono divenute i bazar di prodotti che con il Trentino e l’Alto Adige non hanno niente a che fare. Ecco ad esempio, cosa abbiamo trovato a Paganella ovest: carciofi, pomodori secchi e lampascioni della Puglia, tarallucci di Canosa di Puglia, peperoncino calabrese, vini doc pugliesi e di Montepulciano d’Abruzzo, oltre al Müller Thurgau prodotto però dalla cantina di Soave. Gustoso anche l’elenco dell’area «Adige» verso sud: tarallucci di Canosa, pasta di San Severo, olive di Cerignola, lupini di Castel di Sangro, fagottini alla mela di Pozzaglio e Uniti (Cremona), mostaccioli di Trivento, cantucci e amaretti dell’Abruzzo, oltre al «primo allo scoglio» che ammicca dal menù del ristorante. Va detto che la stazione di Paganella ovest è la più fornita dal punto di vista dei prodotti trentini, visto che è stata creata - fuori dall’area ristorazione - una bella struttura dedicata esclusivamente ai prodotti locali, dal salame allo speck, dal formaggio alle mele, dal vino allo spumante. Nulla da dire, quindi: qui tutto è rigorosamente nostrano, anche se aggiungiamo che durante la nostra ultima visita (ieri, ore 8.30) la struttura era chiusa e non abbiamo letto la tabella con gli orari.
L’area di servizio «Adige est» presenta un’ulteriore particolarità: di fronte al distributore dei carburanti una scritta invita ai «prodotti locali» ma dentro si vende «vino storico». Al prezzo di 9,90 euro si può quindi portare a casa una bottiglia di rosso con grandi etichette dedicate ad Adolf Hitler, a Mussolini e a Stalin.
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Un’altra segnalazione (negativa) la merita anche la stazione di Paganella est, tra Trento e San Michele: un comunicato dell’Autostrada del Brennero, questa volta datata 27 marzo 2015, titolava: «Semaforo verde al completamento dei lavori». Si parlava dell’intervento - dal costo di 4,4 milioni di euro - per la costruzione di un nuovo fabbricato per la ristorazione e di nuovi impianti meccanici ed elettrici. Da allora però il recinto dell’area dei lavori non è cambiato molto, e chi si ferma da queste parti non può che restare deluso, tanto che la stessa società Autogrill ha fatto mettere uno striscione con la scritta «Sì, siamo aperti» per rispondere ai tanti dubbi dei clienti.
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Insomma, si dovrà attendere ancora a lungo perché l’A22 «dia il benvenuto» in Trentino, come auspicava l’architetto Licia Pirazzi sull’Adige. E il cambio dei gestori non basterà a cambiare di molto le cose, visto che le strutture mostrano l’imbarazzo dei tanti anni di servizio.