Truffe dei fondi Fse e Pat 59 denunce della Finanza
Ben 59 persone denunciate e oltre un milione di euro di danno alle casse pubbliche
Ben 59 persone denunciate e oltre un milione di euro di danno alle casse pubbliche: con l’operazione «Ghost», la Guardia di Finanza di Trento ha smantellato un complesso sistema di frode, con cui venivano indebitamente incassate somme del Fondo Sociale Europeo e della Provincia Autonoma di Trento, destinate ad interventi «anticrisi» di formazione ed aggiornamento del personale delle imprese private.
Molti mesi di indagini del Nucleo di Polizia Tributaria di Trento, in coordinamento con la Procura della Repubblica nell’ambito di sette procedimenti penali, hanno portato alla denuncia di 59 persone, coinvolte nell’organizzazione di corsi-fantasma per un danno di oltre un milione di euro alle casse pubbliche. In particolare: 16 rappresentanti legali e 12 dipendenti di società private, 29 professionisti e docenti e 2 revisori si sono resi responsabili dei reati di falsità ideologica e materiale in atti, truffa aggravata nei confronti dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche, turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture. Sono state inoltre segnalate 6 società organizzatrici ed utilizzatrici dei corsi alla Procura della Repubblica, per responsabilità amministrativa dipendente da reato.
La complessa attività di indagine scaturisce da un’azione di monitoraggio ed analisi che le Fiamme Gialle Trentine conducono costantemente nel settore della spesa pubblica ed in particolare sui progetti formativi presentati da numerose imprese private che hanno tutte affidato la gestione dei corsi ad una sola società, specializzata nel settore della formazione.
In verità, dietro tali progetti, si nascondeva un articolato meccanismo truffaldino, consistente nella richiesta di ingenti contributi pubblici per l’aggiornamento del proprio personale che però, di fatto, non veniva effettuato, perché i corsi, in realtà, erano in tutto od in parte simulati. Ciò veniva occultato mediante il sistematico ricorso a raffinati artifici documentali, qual, ad esempio, la falsificazione dei registri di corso e delle firme dei discenti, per simulare il numero minimo di partecipanti e lo svolgimento di ore obbligatorie di lezione o di tutoraggio, in verità mai svolte. Tra l’altro, facendo figurare che i dipendenti erano presenti alle lezioni, mentre invece erano impegnati nelle loro normali attività lavorative, le aziende ottenevano anche l’indebito rimborso del costo legato al cd. «reddito allievi in formazione».
Le docenze, in realtà, mascheravano delle vere e proprie consulenze, rese da professionisti per la creazione di packaging per l’etichettatura di prodotti, la realizzazione di siti internet aziendali, la partecipazione a fiere e convegni, l’organizzazione di incontri, la stesura di rinnovi contrattuali o, ancora, la realizzazione di brochure e materiale pubblicitario, ovvero l’acquisto e l’aggiornamento di software.
Le violazioni sono state segnalate all’Agenzia del Lavoro della Provincia di Trento, per le procedure di recupero dei contributi indebitamente percepiti, che sono già stati tutti revocati attraverso ingiunzioni di pagamento, comprensive di sanzioni ed interessi legali, e di cui la metà è già stata restituita.
La Guardia di Finanza di Trento ha anche esaminato le modalità di rendicontazione finanziaria degli interventi formativi. Le investigazioni sulle procedure di affidamento e sull’attività svolta dalla società di audit, che avrebbe dovuto procedere a tali controlli, hanno messo in luce alcune gare d’appalto vinte grazie alla presentazione di offerte contenenti falsi curricula dei propri revisori, in modo da ottenere un punteggio migliore dei concorrenti, mentre l’attività di revisione veniva poi assicurata da prestazioni eseguite da terzi, attraverso subappalti non autorizzati, provocando l’indebita aggiudicazione e l’irregolare esecuzione di due appalti, per un ammontare complessivo di circa 300.000 euro.
L’esito delle indagini ha comportato anche la denuncia di 50 persone alla Procura Regionale della Corte dei Conti, per un danno erariale di circa 800.000 euro, costituito sia dai finanziamenti indebitamente percepiti sia dal cosiddetto «danno alla concorrenza» relativo agli appalti illegittimamente aggiudicati, a cui garanzia è stato eseguito il sequestro conservativo di un immobile.