Finti agenti rapinavano i turisti con la scusa di controlli anti-droga
Fingevano di essere agenti in borghese che dovevano effettuare controlli antidroga per rapinare i turisti. Un modus operandi che ha permesso loro di mettere a segno decine di «colpi» nella Capitale. Ma la banda, costituita principalmente da cittadini iraniani arrivati clandestinamente in Italia, è stata sgominata dai carabinieri del Comando provinciale di Roma. I militari hanno arrestato oggi 13 persone e altre due sono ricercate. Dovranno rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine.
Il modus operandi era sempre lo stesso: giravano per le strade del centro a bordo di auto che assomigliavano a quelle «civetta» e una volta individuato il turista da derubare si avvicinavano presentandosi come appartenenti alle forze di polizia, mostrando falsi tesserini. Simulavano così perquisizioni personali per un controllo antidroga e rapidamente scappavano con denaro, gioielli e orologi. Un sistema che puntava sull’effetto sorpresa e che, a quanto accertato, in soli cinque mesi ha permesso di mettere a segno decine di rapine per circa 150mila euro. In un caso hanno derubato un turista di circa 12mila euro. Gli arrestati poi si vantavano anche su Fb fotografandosi con i mano soldi e gioielli appena rubati.
Gli inquirenti hanno ricostruito che molti indagati sono arrivati nel nostro Paese a bordo di gommoni, seguendo la rotta Turchia-Grecia-Italia e pagando gli scafisti circa tremila euro per la traversata. Arrivati in Italia chiedevano permessi di soggiorno temporanei per il riconoscimento di status di profugo.
Le indagini dei carabinieri della stazione di San Lorenzo in Lucina sono scattate a luglio 2015 dopo l’arresto di uno dei componenti dell’organizzazione che per sfuggire a un controllo dei carabinieri era scappato in auto con due complici a folle velocità e contromano.
Gli investigatori hanno ricostruito, inoltre, i canali di ricettazione costituiti da gioiellieri e compro-oro che acquistavano i gioielli rubati. Tra i denunciati ci sarebbe anche il titolare di un negozio accusato di ricettazione. A mantenere i contatti con i ricettatori e a fornire supporto logistico erano le donne. La banda aveva la base logistica a Castel Volturno (in provincia di Caserta) e per la preparazione dei «colpi» i componenti alloggiavano in camping, residence o alberghi a ridosso dei grossi centri urbani prediligendo Roma, Milano, Venezia e Firenze, utilizzando sempre documenti e distintivi falsi. Complessivamente sono 29 gli indagati. Proseguono le indagini per chiarire a chi fossero destinate le ingenti somme di denaro.