Domani 18 mila bimbi tornano al nido o alla materna La pedagogista: genitori, siate fiduciosi e tranquilli
Un piccolo esercito di bambini, di età compresa tra pochi mesi e cinque anni è pronto: addio estate, addio vacanze e giovedì mattina inizierà un'avventura, una prima tappa di un percorso che durerà parecchi anni.
Niente più costume e canottiera, ma un nuovo grembiule e delle nuove ciabatte, e circa diciottomila bimbi trentini varcheranno per la prima volta un porta. Una nuova porta.
Alcuni piangeranno, altri protesteranno, altri non saluteranno nemmeno chi li ha accompagnati e si dirigeranno verso l'angolo dei giochi e verso i nuovi amici. Chi qualche lacrima la verserà di sicuro saranno invece le mamme, che vedono i loro piccoli crescere e iniziare una tappa importante della loro vita.
Domani asili nido e scuole materne apriranno i battenti. I primi giorni saranno quelli del cosiddetto «inserimento», un processo per rendere il distacco da mamma e papà il meno traumatico possibile. Ci saranno bambini di pochi mesi che per la prima volta entraranno all'asilo nido, quelli che inizieranno il proprio secondo anno di nido e quelli che andranno alla scuola materna. Complessivamente sono 15.391 i bambini iscritti alle 269 scuole dell'infanzia, di cui 9.511 frequenteranno le scuole equiparate e 5.880 le scuole provinciali. Per quanto riguarda i nidi, nel Comune di Trento gli iscritti sono circa 900, ai quali vanno aggiunti quelli delle strutture private e quelli degli altri paesi della provincia.
Ma come vanno affrontate queste giornate che, contando anche genitori e nonni, coinvolgono una fetta grandissima della popolazione?
L'abbiamo chiesto alla pedagogista del Comune di Trento Magali Pladys , di origini belga ma ormai trentina da tanti anni.
«Per quanto riguarda il nido crediamo vada visto come una grande opportunità di conoscenza, di incontro e di relazione. Si tratta del primo incontro con il mondo, come amiamo definirlo. Ed è un passaggio che coinvolge bambini, ma anche famiglie, parenti, educatori e tutto il personale».
I primi giorni, quelli dell'inserimento, come vanno affrontati?
«Come l'inizio di un percorso che va intrapreso con gradualità, perché ognuno ha i propri tempi. Bisogna essere consapevoli che per i bambini le famiglie rappresentano una base sicura e quindi bisogna sapere dimostrare fiducia e sicurezza. Direi che più le famiglie si dimostrano sicure, fiduciose e tranquille più lo saranno i piccoli».
Perché parla di famiglia e non di mamme: bene o male sono loro le più coinvolte nella fase dell'inserimento?
«Fino a qualche tempo fa era una loro prerogativa, ma adesso anche tanti papà si mettono in gioco e assumono questo ruolo».
Ma a soffrire di più sono mamme e papà o i bambini?
«Probabilmente i primi. Ma devono capire che bisogna essere un punto di riferimento emotivo per i bimbi. E vorrei sottolineare l'importanza dell'approccio non verbale: il piano dell'adulto è quello della parola, mentre quello dei bambini è la fisicità».
Quindi meno discorsi e più abbracci?
«Sì, in sostanza sì. Viviamo in una società che enfatizza molto le parole. A volte un semplice saluto con la mano può essere banale ma molto efficace e prezioso. Ed è importante non caricare troppo di attesa, o meglio di preoccupazione, questi momenti: non è un solo giorno, ma solo il primo di un lungo percorso».
E i nonni? Che ruolo hanno?
«Quando parlo di famiglia mi riferisco a mamme e papà ma anche nonni: il loro coinvolgimento è importante e, ovviamente la loro disponibilità e flessibilità è fondamentale nei nuclei dove entrambi i genitori lavorano».
L'OPINIONE
Cosa provano i bambini quando vanno alla materna? E i loro genitori, come devono comportarsi, cosa possono dire o fare? Dare delle risposte a queste domande non è facile e si rischia di generalizzare. Ma c'è chi queste risposte le sa, ovvero una psicologa e psicoterapeuta specializzata in neuropsicologia dello sviluppo. Ovvero colei che studia i processi cognitivi e comportamentali nella prima infanzia. E, di conseguenza, si trova «costretta» a studiare anche mamme e papà. Lei è Katia Pedrolli, appunto una (giovanissima, classe 1985) psicologa e psicoterapeuta che si occupa di questi temi.
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«Il passaggio alla scuola materna è una tappa importante nella vita dei bambini ma anche in quella dei genitori: ci sono forti emozioni per tutti, preoccupazioni e aspettative da saper gestire. Soprattutto per i "grandi"...».
Qual è il primo consiglio?
«Vivere questo momento come un passaggio naturale e come un'occasione di crescita. Mamme e papà devono capire che grazie alla scuola il bambino può aumentare le proprie abilità cognitive e relazionali».
Ad agitarsi sono più i grandi dei piccoli: come bisogna, o almeno bisognerebbe, comportarsi?
«Le preoccupazioni, le aspettative e le emozioni dei genitori di fronte a questa esperienza influenzano in modo consistente anche il modo di percepire il passaggio da parte dei bambini stessi. È infatti compito delle mamme e dei papà stimolare la familiarizzazione con i pari: il tutto avviene in un contesto allargato, al quale finora il bambino non era abituato, e c'è la necessità di instaurare una relazione positiva con le maestre, che diventano che nuovi punti di riferimento».
I genitori devono quindi avere e dare fiducia.
«Esattamente: avere fiducia nel proprio bimbo e dare fiducia alle nuove educatrici e più in generale all'ambiente scuola. Di fronte al cambiamento di ambiente e di figure di riferimento è la fiducia del genitore nelle capacità del bambino e nelle risorse del nuovo ambiente a rendere il percorso sereno e gratificante per i bambini».
A volte non è facile, perché le lacrime del pargolo spezzano il cuore: come fare?
«Non spaventiamoci se il bambino piange. Un pianto di fronte a una separazione in questo momento della crescita non è nulla di drammatico, ma è semplicemente indice di un legame e di qualcosa nell'ambiente che è cambiato. Non preoccupiamoci per qualche lacrima durante l'inserimento o se qualche bambino può aver bisogno di un tempo maggiore per inserirsi. Altro consiglio: facciamoci raccontare cosa i bambini hanno fatto ma anche cosa hanno provato. Un buon modo per camminare al fianco dei nostri bambini durante questo percorso è quello di mostrarsi interessati a quanto hanno fatto, aiutandoli a esprimere come si sono sentiti. Alla materna, infatti, il bimbo imparerà a gestire le relazioni con gli altri, a giocare per turni, a condividere e accettare regole decise da altri coetanei e per questo sperimenterà sentimenti che finora non aveva conosciuto. Oltre ai lavoretti manuali che spesso i bambini portano a casa, anche la regolazione emotiva e la tolleranza alla frustrazione fanno parte della nuova esperienza della scuola dell'infanzia».
Qual è il ruolo dei papà?
«Molto spesso sono le mamme a farsi carico dell'inserimento, anche se a tre anni la figura paterna diviene fondamentale poiché ha il ruolo di ampliare il mondo esterno del bambino fino a poco tempo fa limitato alla sola diade madre-bambino. Un maggiore coinvolgimento dei papà sarebbe auspicabile anche per aiutare le mamme a separarsi più facilmente senza troppe preoccupazioni o sensi di colpa». Ma.Lu.