Pronto soccorso, troppi codici bianchi Il 90% dei pazienti visitati entro 2 ore

Il 90% visitato entro 2 ore

di Patrizia Todesco

Quanto deve attendere un paziente quando entra in pronto soccorso dopo che al «triage» gli hanno assegnato un codice di ingresso? Poco o nulla se è un codice rosso o giallo, un po' di più se è giudicato non grave. I dati emergono dall'ultimo rapporto sui tempi d'attesa nelle strutture trentine. Nei giorni scorsi il Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva e la Società italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu) avevano presentato un rapporto su «Lo stato di salute dei Pronto soccorso italiani», analizzando la situazione di 93 realtà. Il Trentino non era inserito tra gli ospedali studiati, ma i dati emersi erano tutt'altro che confortanti. Non solo tempi lunghi per la presa in carico dei pazienti, ma anche privacy non rispettata per un paziente su tre, poca attenzione al dolore dei pazienti (con differenze a seconda delle Regioni), mancanza di spazi per i malati terminali.

E in Trentino? «Non possiamo assolutamente lamentarci. - sottolinea il primario del dipartimento Claudio Ramponi - I dati confermano una presa in carico del paziente molto rapida.

Nel 90% dei casi entro due ore. Si tratta di un risultato brillantissimo e il merito va tutto al personale che lavora in queste strutture. Per quanto riguarda i codici rossi, vengono presi in carico immediatamente e stessa cosa vale per la maggior parte dei codici gialli».

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Il dottor Ramponi sottolinea come non vadano confusi i tempi della presa in carico con il tempo necessario per arrivare alle dimissioni o al ricovero.

«Purtroppo gli esami hanno dei tempi tecnici. Prendiamo gli esami di laboratorio, ad esempio. Richiedono dai 40 ai 120 minuti di attesa, soprattutto al mattino quando il laboratorio esegue accertamenti per tutto l'ospedale. Stessa cosa per la radiologia. Qui al S. Chiara abbiamo una Tac e se ci sono cinque persone in attesa non urgenti bisogna aspettare anche che il medico poi referti l'esame. Quello che conta è che ci sia un'immediata presa in carico del paziente. Poi i tempi di gestione sono variabili. A volte sento persone che si lamentano di essere state otto ore in pronto soccorso per fare accertamenti. A queste persone dico che se quegli esami li avessero fatti da esterni ci avrebbero messo una settimana».

I dati, in realtà, confermano un'alta efficienza dei servizi del pronto soccorso. I codici gialli e rossi nel 95% dei casi vengono presi in carico entro mezz'ora e il 99,9% entro due ore. Diverso il caso dei codici bianchi, quelli che per i sanitari sono ritenuti non gravi e che avrebbero dovuto quindi essere gestiti fuori dall'ambito ospedaliero. Qui abbiamo una percentuale del 4,8% che viene preso in carico in sei ore o più. Ad aspettare più di sei ore in una sala d'attesa, nel 2015, sono stati 535 pazienti con codice bianco (cui ne vanno aggiunti 1.419 che hanno atteso tra quattro e sei ore) e 304 pazienti con codici verde (1.955 tra quattro e sei ore). Nulla rispetto ai 216.441 accessi. 
E per quanto riguarda le critiche sul mancato utilizzo di antidolorifici? «Noi da tanti anni siamo un ospedale senza dolore e quindi anche nel pronto soccorso la terapia del dolore viene eseguita sempre». 

Altro problema che da noi sembra non sussistere è la difficoltà a trovare un posto letto e quindi la sosta per ore e ore di pazienti in pronto soccorso prima che venga trovata loro una sistemazione. «Visto quanto letto in questi giorni direi che da noi la situazione è idilliaca. Da noi i tempi sono più che ragionevoli e nessuno va a casa se deve essere ricoverato. Non ci sono problemi a trovare posto. Abbiamo una rete efficiente, sia grazie agli ospedali in rete che alle strutture convenzionate. Inoltre, niente più lettini in corridoio da quando abbiamo superato il problema appoggiando i pazienti su altri reparti». Un esempio? Un paziente dovrebbe essere ricoverato in medicina ma non c'è posto. Viene ricoverato in urologia, ma è in carico alla medicina e sono i medici a spostarsi per visitarlo.

«Se poi, rispetto a qualche anno fa, si sono allungati i tempi di gestione dei pazienti in pronto soccorso è solo perché ora si cerca di arrivare ad una diagnosi prima di dimetterli o di ricoverarli in qualche reparto», spiega ancora Ramponi. Nei pronto soccorso trentini, come nel resto d'Italia, rimane lo zoccolo duro dei codici bianchi, pazienti che intasano i pronto soccorsi anziché rivolgersi ai loro medici di famiglia. «Vediamo se i nuovi ticket saranno un buon deterrente - dice il primario - Adesso è ancora presto per dirlo. Dovremmo attendere almeno sei mesi per verificare la situazione».

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